Una vita per la sua Salernitana. Sempre in punta di piedi e con grande umiltà. Ed è così che è uscito di scena Luigi Gigante ad ottantaquattro anni: lottando senza far rumore, ma con quella grande dignità che ha contraddistinto ogni momento della sua vita professionale. Origini partenopee, del quartiere Posillipo, ma salernitano nell'animo, con il granata come seconda pelle. Centrocampista dai polmoni d'acciaio, in campo macinava chilometri. Ha continuato a farlo fin quando le gambe, e soprattutto il cuore, l'hanno sostenuto (fino a qualche anno fa indossava la sua tuta granata e si recava allo stadio "Vestuti" per la corsetta quotidiana).

Il gol con l'Alessandria dopo l'alluvione

Duecentododici "gettoni" con la Salernitana: per anni "Gigino", come veniva affettuosamente chiamato, ha detenuto il record di presenze con la maglia granata. Sei anni consecutivi tra B e C, dal 1953 al 1959, prima di altre due parentesi all'inizio degli anni '60. In granata arrivò ventenne su segnalazione di Valese (ispiratore del "vianema") che ne era rimasto folgorato in occasione di una partita del Casalposillipo di Napoli. Nel corso della stagione fu convocato per due volte in nazionale B. La stagione successiva non iniziò sotto i migliori auspici. Fu l'anno dell'alluvione:Salernovennetravolta dal fango il 31 ottobre 1954 (316 morti).

Dopo il disastro i granata tornarono in campo contro l'Alessandria, con Gigante a bersaglio nella vittoriosa sfida con i piemontesi.

Quattordici risultati utili non bastarono alla Salernitana per ritornare in massima serie. I granata sprofondarono in serie C nel 1956. Gigante ormai aveva il granata nel sangue e gli affetti più cari in città, e non mollò la barca che stava affondando. Nonostante ciò, il mediano di via Nizza non riuscì a riassaporare la gioia della serie B con la maglia della formazione campana.

Dopo le brevi parentesi con Siracusa e Udinese tornò a Salerno e fu indiretto protagonista di uno degli episodi che avrebbe segnato la storia del calcio italiano: i campani stavano affrontando il Potenza allo stadio Vestuti in una partita molto sentita. La mancata concessione di un calcio di rigore per fallo ai danni di Gigante scatenò l'invasione di campo dei tifosi di casa.

Le forze dell'ordine provarono a riportare la calma. Furono lanciati gas lacrimogeni ed un proiettile vagante colpì mortalmente Giuseppe Plaitano: si tratta del primo morto italiano in uno stadio di calcio. Gigante chiuse la carriera nella stagione 1964/65 quando assunse la guida tecnica della Palmese.

In panchina come vice e footing fino a 80 anni

Nella fase finale della stagione '79/'80 divenne tecnico della Salernitanaper tre giornate. Su questa panchina sarebbe poi rimasto a lungo come vice allenatore (salvo brevi esperienze da "traghettatore"). Amava lo sport e, nonostante la non più giovanissima età, indossava la tuta e correva in quello che per anni era stato il suo stadio. Poi il cuore ha iniziato a fare le bizze e quelle lunghe corse sono diventate un triste ricordo.

Un nuovo attacco cardiaco è risultato fatale. Tanti amici e tifosi l'hanno salutato tra le lacrime nell'abitazione di via Nizza. "Amava lo sport, era una roccia ed era difficile vederlo inattivo", il commosso pensierodella moglie. La Salernitana l'ha ricordato sul sito ufficiale. "Gigino" è tornato finalmente a correre...con gli angeli.