Una nuova scoperta coinvolge l'A.S. Roma e i suoi tifosi: secondo quanto ritrovato dal Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento, la società giallorossa fu fondata in Serie B e successivamente ripescata nella maggiore serie. Siamo a Roma, 31 maggio 1927. Il prefetto della provincia di Roma si lamenta: nella Capitale ci sono troppe squadre di calcio, occorre fare qualche fusione. La prima, è quella tra la Sampierdarenese e l'Andrea Doria di Genova, che dà luogo ad un’unica società, "La Dominante", iscritta al campionato di Prima Divisione Nazionale.

Si libera dunque un posto: dopo vari conciliaboli, nei giorni 24 e 25 agosto 1927, i gerarchi fascisti Ferretti, Arpinati e Foschi decisero di ampliare la Divisione Nazionale da 20 a 22 squadre, includendo Cremonese, Napoli e Roma che non avrebbero dovuto partecipare. Ecco che, dunque, i giallorossi furono creati dalla fusione delle seguenti squadre: Fortitudo Pro Roma e Alba, retrocesse tra i cadetti, e Foot Ball Club di Roma (Roman), dai quali la neonata Roma prese i colori, ovviamente il giallo e il rosso. La Roman, come apparso nel documento, "ha raccolto sempre modestissimi risultati ottenuti senza mai destare il minimo interesse nel pubblico cittadino. Chi si è presentato al campo a tifare ha assistito solamente a mischie inconcludenti e spesso violente di atleti, alternate a schiamazzi ed invettive di spettatori, tal che spesso le Autorità di Pubblica Sicurezza hanno dovuto intensificare i servizi di vigilanza per impedire maggiori violenze".

E i rivali biancocelesti? Sempre stando al carteggio,«la Società Sportiva Lazio, presentatasi al girone del Torneo di Prima Divisione Nazionale, con una squadra modesta, ma disciplinata e animata da vera passione sportiva, seguita con interesse e simpatia dalla cittadinanza, ha ottenuto di poter rappresentare i colori della Capitale nelle competizioni della maggiore Divisione Nazionale».

Ma non basta: la Lazio avrebbe dovuto essere fusa con la Roma, creando così un'unica squadra che rappresentasse la Capitale. Ad opporsi, fu il gerarca fascista Vaccaro, che preferì mantenere questa rivalità, oramai eterna e sempre accesa.