Risolto o quasi l’enigma sul futuro di Andrea Belotti, destinato a restare al Torino vista l’assenza di offerte estere all’altezza della clausola, ma soprattutto la volontà della società, condivisa dal giocatore, di completare il percorso di crescita in un ambiente familiare come quello granata, tanto più nella stagione che si concluderà con il Mondiale, cui il Gallo vuole arrivare da titolare azzurro senza aver rischiato una stagione da comprimario all’estero, i problemi in casa Torino non sono certo risolti.

Difesa Torino, occhio alle sorprese

Né vengono segnalati in diminuzione, se è vero che a venti giorni dall’inizio del campionato le lacune da colmare in organico sono ancora molte né si sa con certezza su quale modulo punterà Sinisa Mihajlovic.

Il tecnico serbo si è espresso chiaramente al termine del ritiro di Bormio, parlando di almeno tre pedine da immettere nell’organico, concetto ribadito dopo l’amichevole contro il Guingamp. Indicativamente si può pensare a un innesto per reparto, ma chissà se basterebbero per sognare, considerando quanto si sono rinforzate e si stanno rinforzando le concorrenti. Peraltro andrebbero specificate le caratteristiche, perché se in difesa un centrale potrebbe anche essere sufficiente, e invece ne arriveranno due per completare anche a livello di caratteristiche un reparto che potrà contare sull’esplosività di Lorenzo Tonelli e sulla’esperienza e la tecnica di Gabriel Paletta, sebbene l’indecisionismo dell’italo-argentino abbia indispettito il Toro (ma con il Valencia deciso a chiudere per Murillo l’affare sembra in dirittura: Genoa battuto), da affiancare a Lyanco e Bonifazi oltre che a un Moretti che rischierebbe di avere poco spazio, fanno discutere le possibili partenze sempre in retroguardia di Antonio Barreca e Rossettini: quest’ultimo, a lungo ignorato da Mihajlovic durante la scorsa stagione e ignorato anche in ritiro, è in viaggio verso la Sampdoria, mentre l’esterno rischia di essere il pezzo pregiato da sacrificare di fronte alla conferma di Belotti, probabilmente in direzione estero con Lyanco futuro vice Molinaro e il nodo Avelar da sciogliere.

Torino, serve una pedina a centrocampo

Uno dei tanti, peraltro, considerando che pure a centrocampo bisogna decidere se giocare a due o a tre, con tutte le conseguenze del caso per le caratteristiche dei giocatori. Perché se Baselli si è adattato alla grande al ruolo di centrale, non così sarebbe pronto a fare Benassi, destinato a partire per fare spazio a un giocatore che completi il reparto con le caratteristiche di Acquah, quest’ultimo pronto a fare da utile rincalzo, o co-titolare in caso di passaggio al centrocampo a tre, al pari di Valdifiori, cui anche per evitare una minusvalenza sarà data un’altra occasione, fatte salve super offerte peraltro improbabili.

Attacco a uno o a due?

Dulcis in fundo, ma tutt’altro che dolce in realtà, l’attacco. Che le punte da mandare in campo siano tre o quattro nel modulo con tre trequartisti, che sarebbero poi attaccanti veri, alle spalle di Belotti, urge fare qualcosa. A sinistra Boyé e Berenguer sono in concorrenza, ma per entrambi il rischo è di essere troppo leggeri, mentre dalla parte opposta Iago Falque non sembra avere ricambi al’altezza eccetto il giovane Edera, al pari dello stesso Belotti.

L’esperimento Boyé terminale unico non è attuabile, ma forse non basterebbe neppure un altro attaccante anche qualora si giocasse con una punta sola. Giovanni Simeone e Duvan Zapata sono i nomi in lizza da tempo: costi simili e rapporti con i club interlocutori simili, non troppo radiosi, il colombiano è quello che si è espresso da tempo a favore dell’ipotesi Toro. Si farà, probabilmente, con l’argentino verso la Fiorentina, ma alle condizioni del Napoli, che sa di poter aspettare il più a lungo possibile avendo meno necessità di vendere di quanta il Toro ne abbia ad acquistare. Che poi però il colombiano sia l’alter ego ideale, più che il partner giusto per Belotti, è forse solo un caso. Forse.