Il triplice fischio con cui il discutibilissimo arbitro spagnolo Lahox ha posto fine a Italia – Svezia e sancito l’eliminazione degli azzurri dalla fase finale della Coppa del Mondo di calcio costerà veramente caro a tante casse: l’assenza della nazionale italiana a Russia 2018, infatti, porta dirette e pesanti conseguente alle entrate di diverse realtà, a cominciare dalla Federazione italiana giuoco calcio, fino alle emittenti radiotelevisive e all’erario. Milioni e milioni di euro sfumati nell’arco di 180 minuti.

Addio ai premi Fifa da record

Un calcolo previso non è tra i più facili da ottenere, ma si può iniziare dalla Figc che ha sicuramente perso almeno da 8,2 a 32,7 milioni di euro: si tratta dei premi Fifa, quelli che la federazione internazionale elargisce alle squadre qualificate per la fase finale.

La sola partecipazione alla fase a gironi prevede un premio pari 6,9 milioni di euro, oltre a un contributo da 1,3 milioni per coprire i costi logistici e di preparazione. Il passaggio agli ottavi di finale prevede un ulteriore premio da 3,4 milioni di euro, la qualificazione ai quarti vale altri 3,5 milioni di euro. Considerando i premi stabiliti dalla Fifa per le prime quattro posizioni, si arriva quindi ai 19 milioni di euro che porterà a casa la squadra quarta classificata, ai 20,7 milioni della terza, ai 24,1 milioni per chi perderà la finale e ai 32,7 milioni di euro per la squadra campione del mondo dopo la finale di Kiev. In tutto, la Fifa elargirà alle 32 finaliste premi per 682 milioni di euro, con un aumento del 40% rispetto ai premi pagati in occasione di Brasile 2014.

Niente sponsorizzazioni e royalties, spot radio-tv a basso prezzo

La Figc dovrà fare poi i conti con tutti i mancati introiti legati alle sponsorizzazioni: corrispettivi, royalties legate al merchandising, bonus, tutto sfumato. Senza dimenticare i diritti radiotelevisivi.

Per questa voce la Federcalcio dovrà rinunciare a sostanziose entrate, ma anche le varie emittenti radio-tv dovranno rivedere al ribasso tutti i listini per gli spot: senza la nazionale italiana, gli ascolti saranno molto inferiori rispetto alle precedenti edizioni e di conseguenza tutti gli spazi pubblicitari avranno visibilità e soprattutto costi inferiori.

Discorso analogo per le testate cartacee e online: gli “speciali mondiali” catalizzeranno molto meno l’attenzione dei lettori.

Segno negativo per l’erario

E per finire ci rimette anche l’erario italiano: tutte le voci appena elencate sono soggette al pagamento dell’Iva, meno contratti pubblicitari e niente diritti tv equivalgono a cifre inferiori oggetto di tassazione.

Vale pure per le scommesse: la normativa vigente nel nostro Paese prevede la tassazione sulle giocate e non sulle vincite, solo considerando le mancate giocate sull’Italia si calcola circa un milione di euro in meno per le casse statali.

Forse non è l’apocalisse invocata dal presidente federale Carlo Tavecchio (che se non altro ha risparmiato il premio promesso agli azzurri in caso di qualificazione...), forse non è la "catastrofe" citata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, sicuramente il danno economico e d’immagine è pesante, molto pesante.