Inter-Roma, c'è sempre in palio qualcosa di importante, sia pure virtuale. È una 'classica' della Serie A, nella seconda metà degli anni 2000 in particolare è stata la sfida decisiva per lo scudetto oltre che finale praticamente scontata di Coppa Italia e Supercoppa. Nella stagione 1990/91 fu finale tutta italiana di Coppa Uefa. Relativamente alle sfide disputate a Milano, i nerazzurri sono in nettissimo vantaggio: su 102 gare ne hanno vinte 57 contro le 18 dei giallorossi e 27 pareggi.
Anche il match in programma al 'Meazza' il 21 gennaio 2018 alle ore 20.45 è importante, viene dipinto come uno 'spareggio' per la zona Champions League e per il momento non c'è profumo di scudetto, visto che entrambe le squadre hanno perso terreno nei confronti di Napoli e Juventus e non attraversano un grande momento. Inter-Roma, tempo di amarcord: ne abbiamo scelto uno in particolare che risale a quasi 38 anni fa, in una stagione che possiamo considerare lo 'spartiacque' del calcio italiano.
Una stagione 'spartiacque'
La stagione calcistica 1979/80 del resto fu l'ultima prima della riapertura delle frontiere per i calciatori stranieri, ma per la serie A è la stagione del 'terremoto'.
Il 23 marzo del 1980 le forze dell'ordine hanno fatto irruzione negli stadi arrestando numerosi giocatori, lo sport più amato dagli italiani è finito per la prima volta nelle aule giudiziarie. È il primo scandalo del calcioscommesse che travolgerà squadre prestigiose come Milan e Lazio e calciatori celebri come Paolo Rossi, Bruno Giordano, Enrico Albertosi, Lionello Manfredonia e Beppe Savoldi. Venendo al calcio giocato, l'Inter è in testa al campionato praticamente dalla prima giornata, nel girone di ritorno ha avuto una flessione, ma ha mantenuto la vetta. La Juventus si è rifatta sotto, tuttavia quando si affrontano Inter e Roma a San Siro il 27 aprile del 1980, i nerazzurri hanno sei punti di vantaggio su bianconeri a tre turni dalla fine.
Con un punto, avrebbero la matematica certezza del titolo.
La Roma del 'barone', l'Inter del 'sergente di ferro'
Non sembra una grandissima Roma quella che rende visita all'Inter (al momento dello scontro diretto è settima in classifica), ma la squadra allenata da Nils Liedholm ha comunque grandi potenzialità. Il 'barone' dispone di gente come Ago Di Bartolomei, Bruno Conti, Pruzzo ed Ancelotti, senza contare gli esperti Benetti e Santarini. Su questa ossatura il presidentissimo giallorosso, Dino Viola, costruirà negli anni a venire la Roma più forte di sempre. L'Inter all'inizio della stagione non rientrava nel ristretto lotto delle favorite per il titolo: è una squadra 'costruita in casa', giocatori come Bordon, Canuti, Beppe Baresi, Oriali e Bini sono tutti prodotti del vivaio nerazzurro.
A dare la spinta ad un gruppo costruito ad immagine e somiglianza del suo allenatore, il sergente di ferro Eugenio Bersellini, sono stati soprattutto i gol di Spillo Altobelli, le magie di Evaristo Beccalossi, le prepotenti cavalcate di Giancarlo Pasinato ed i guizzi di Carletto Muraro. A fortificare ulteriormente la difesa, Sandro Mazzola nel suo ruolo di direttore sportivo ha voluto fortemente Roberto Mozzini, scudettato con il Torino nella stagione 1975/76 che ha dato all'Inter il suo contributo in termini di esperienza e quantità. Mozzini è uno stopper vecchia maniera, roccioso ed implacabile marcatore di quelli che non tirano mai indietro la gamba neppure se li minacci con un'arma da fuoco.
La sfida con la Roma sarà per lui una partita 'speciale'.
Sfida al cardiopalma
Per l'Inter si tratta solo di stringere i denti ed ottenere quel punto che le manca per lo scudetto, per la sfida decisiva Bersellini lamenta assenze importanti in difesa come quelle di Canuti e Bini. Per l'occasione viene schierato titolare Pancheri (altro prodotto del settore giovanile interista) mentre Marini viene adattato al ruolo di libero. La Roma, pochi giorni prima, ha ottenuto la qualificazione alla finale di Coppa Italia e punta ormai la sua stagione sulla conquista del trofeo. A Milano gli uomini di Liedholm non soffrono di particolari pressioni ed non hanno obiettivi, se non quello di guastare la festa all'Inter.
Nel girone d'andata, del resto, erano stati l'unica squadra a piegare i nerazzurri grazie ad un rigore trasformato da Di Bartolomei. I giallorossi appaiono in gran spolvero, al 17' conquistano una punizione dal limite. Ancelotti tocca per Benetti la cui sberla non viene trattenuta da Bordon, Roberto Pruzzo è appostato nell'area piccola e ribadisce in rete. L'Inter soffre, ma dopo 20' dal vantaggio romanista riesce a pervenire al pareggio. Anche stavolta il gol nasce sugli sviluppi di un calcio di punizione che viene affidato a Beccalossi sulla destra, nei pressi del lato corto dell'area. Sul cross, Lele Oriali stacca più in alto di tutti e supera Tancredi: 1-1. Partita in discesa per i nerazzurri?
Proprio per nulla: quando mancano 2' alla fine del primo tempo Ancelotti apre sulla destra per Benetti che avanza, Turone si sovrappone intelligentemente al compagno per vie centrali e viene servito al limite, entra in area superando in velocità i difensori avversari e batte per la seconda volta Bordon. Il gol non è certamente il mestiere di un difensore come Maurizio Turone, anche se poco più di anno dopo sarà consegnato alla mitologia calcistica italiana come l'autore della rete annullata più celebre di sempre. Il gol contro l'Inter però è buono, i giallorossi vanno al riposo avanti per 2-1.
'È stato Mozzini a saettare in rete il gol del pareggio...'
Nella ripresa l'Inter fa la partita e si getta in avanti a caccia di quel gol che vale il 12° scudetto.
Non sono assalti ordinati, la squadra di Bersellini ha certamente dato il meglio nella prima metà della stagione, in primavera non è più sciolta come nel periodo invernale, ma ai cali di rendimento di alcuni punti cardine riesce a rimediare con la grinta di un gruppo solido come il granito. Il campionato è praticamente finito ed il titolo è ad un passo, bisogna chiudere la questione subito perché le ultime due gare non sono affato una formalità: c'è la difficile trasferta di Firenze e l'ultimo match contro l'Ascoli, grande rivelazione del torneo. La Juventus sta vincendo contro il Perugia e terrebbe vive le proprie speranze di agganciare la capolista. Quelle dell'Inter di chiudere il discorso scudetto sembrano affievolirsi con il trascorrere dei minuti, quando ne mancano 2' alla fine il risultato è ancora lo stesso del primo tempo.
L'azione nerazzurra si sviluppa sulla sinistra dove Pasinato serve Baresi che innesca Beccalossi il cui cross in area viene allontanato di testa in tuffo da Turone: sul pallone irrompe Mozzini. "Mi sono trovato la palla sul destro - racconterà il difensore in un'intervista di parecchi anni più tardi - e non era il mio piede, ma ho provato lo stesso il tiro". Ne viene fuori una conclusione secca e precisa che supera Tancredi e si insacca all'altezza dell'angolino basso, alla destra del portiere romanista. Un boato fa esplodere San Siro, "è stato Mozzini a saettare in rete il gol del pareggio" commenta Enrico Ameri ai microfoni di 'Tutto il calcio minuto per minuto'. La gara terminerà 2-2, la festa nerazzurra può iniziare.
Il diretto interessato di gol non ne hai realizzati tanti e questo sarà l'unico con la maglia nerazzurra, il più importante perché vale il titolo di campione d'Italia. "Una gioia immensa condivisa con tutti i presenti allo stadio", ricorderà ancora Roberto Mozzini. Lui di scudetti ne aveva vinto un altro assolutamente storico con uno splendido Torino, ma questo che porta la sua firma in calce nella partita decisiva è altrettanto indimenticabile ed è un premio per una silenziosa ed onesta carriera che lo aveva portato anche a vestire la maglia della Nazionale. Sei presenze tra il '76 ed il '77, non sono poche se consideriamo il livello dei difensori azzurri di quel periodo. Ma erano altri tempi, certamente migliori di quelli attuali per il calcio italiano.