Tra le prime cose che vengono in mente, quando si parla di Andreas Brehme, è il suo arrivo all'Inter passato quasi inosservato in quella caldissima estate del 1988. Il colpo di mercato dal Bayern è Lothar Matthaus, l'uomo che avrà il compito di trascinare il centrocampo della formazione nerazzurra, il leader in campo e fuori. Il suo connazionale giunge quasi come 'ruota di scorta', consigliato dallo stesso Matthaus. Per i tifosi è un 'onesto mestierante', un mediano, uno che sradica palloni e corre tanto in mezzo al campo. Solo qualche mese dopo, gli stessi interisti si accorgeranno di avere in squadra il 'calciatore perfetto'.

Andreas Brehme è morto a 63 anni stroncato da un arresto cardiaco. Nella notte tra il 19 e il 20 febbraio era stato trasportato d'urgenza in ospedale a Monaco di Baviera dopo un malore, ma i medici non sono riusciti a salvarlo. Lascia due figli.

Dalla Germania allo scudetto dei record

In quell'Inter che nella stagione 1988-89 conquistò uno storico scudetto con un ruolino di marcia da record fu certamente l'acquisto meno 'mediatico' insieme a Ramon Diaz (che era giunto nell'ultimo giorno di mercato per sostituire Rabah Madjer che non aveva superato le visite mediche). Eppure Brehme aveva un curriculum di tutto rispetto: gli ottimi campionati in Bundesliga con il Kaiserslautern lo porteranno al Bayern dove vincerà il campionato, come dimenticare inoltre la sua militanza con la nazionale, quella Germania Ovest che disputò la finale dei Mondiali del 1986 capace di battere la favoritissima Francia di Michel Platini in semifinale grazie anche a una sua 'sassata' sul calcio di punizione.

Giovanni Trapattoni lo schiera inizialmente come mediano, ma si accorge che la sua squadra con grandi potenzialità ha qualcosa che non va sulla corsia esterna sinistra e a centrocampo. Dopo l'eliminazione in Coppa Italia a opera della Fiorentina, infatti, il 'Trap' inserisce Matteoli nell'undici titolare nel ruolo di regista davanti alla difesa e sposta Brehme sulla corsia esterna sinistra.

L'Inter dei record nasce praticamente qui e il biondo tedesco è un perno inamovibile e insostituibile con le sue progressioni devastanti, i suoi cross col contagiri che sono una manna dal cielo (letteralmente) per un ariete come Aldo Serena, senza contare la potenza e la precisione dei suoi tiri da lontano scagliati indifferentemente con entrambi i piedi.

Perché Brehme era un destro naturale che usava il sinistro con la stessa capacità ed efficacia, un calciatore universale che sapeva interpretare ruoli differenti senza battere ciglio: mediano o ala sinistra, davvero la gioia di qualunque allenatore, un calciatore tatticamente perfetto, da comprimario di mercato a protagonista assoluto del tredicesimo scudetto vinto dai nerazzurri. Sulla sua capacità di calciare con entrambi è piedi è nota la frase pronunciata da Franz Beckenbauer: "Lo conosco da vent'anni e ancora non ho capito se sia destrorso o mancino", dirà di lui il 'Kaiser' in un'intervista.

Le notti magiche e la Coppa Uefa

Al nome di Andreas Brehme è legato a doppio filo anche il terzo titolo mondiale vinto dalla Germania Ovest in Italia nel 1990.

Viene ricordato soprattutto per aver realizzato il calcio di rigore nella finalissima contro l'Argentina vinta 1-0 dai tedeschi, ma disputò un Mondiale davvero straordinario in quella nazionale teutonica targata Inter, con i connazionali e compagni di squadra in nerazzurro Lothar Matthaus e Jurgen Klinsmann. Alla fine del torneo è certamente il migliore nel suo ruolo, autore inoltre di reti importanti oltre al rigore trasformato in finale (va a segno negli ottavi contro l'Olanda e in semifinale contro l'Inghilterra). Nella stagione 1990-91 vince inoltre la prima Coppa Uefa della storia nerazzurra nella finale tutta italiana contro la Roma e anche in questa annata sarà mattatore assoluto. Brehme lascia l'Inter al termine della stagione 1991-92, va a giocare in Spagna con il Real Saragozza e dopo una sola annata torna in Germanie nel suo Kaiserslautern dove militerà fino al 1998 e vincerà una Coppa di Germania e un campionato.

Dopo il ritiro tenta la carriera di allenatore con alterne fortune, in anni recenti sono purtroppo note le sue difficoltà economiche e sarà il Bayern Monaco a salvarlo in tal senso assumendolo come osservatore. Lo scorso novembre, in occasione dei suoi 63 anni, l'Inter gli aveva dedicato una pagina speciale sul suo sito ufficiale. Perché quel biondo così 'teutonico' giunto in punta di piedi nell'estate del 1988 resta ancora oggi uno dei calciatori più amati ad aver vestito la maglia nerazzurra e nel suo ruolo di esterno sinistro che, ribadiamo, fu un'intuizione di Giovanni Trapattoni, probabilmente all'Inter è secondo solo a un mito come Giacinto Facchetti.