Champions League benevola per la Roma di un Di Francesco sempre sulla graticola, anche dopo il 3-2 interno col Genoa: dalle urne di Nyon, infatti, è uscito il non irresistibile Porto. Evitati dunque squadroni più blasonati come ad esempio Manchester City o Barcellona. Avrebbero rappresentato uno scoglio difficilmente superabile soprattutto in trasferta e da un punto di vista meramente tecnico. Lo scorso anno la Roma perse a Madrid, a Donets, Barcellona e Liverpool, mostrando però grandi qualità nelle gare all'olimpico.

Di Francesco sogna il riscatto in Champions: ma toccherà ancora a lui?

La Champions League è sempre un torneo molto insidioso e anche lo scorso anno, pur raggiungendo la semifinale, i giallorossi persero qualche partita di troppo. A ben guardare, però, la Roma da questa partita ha solo da perdere. L'avversario infatti è il "migliore" che poteva toccare in sorte (o se preferite il meno peggio) e dunque a questo punto va battuto senza se e senza ma per conquistare i quarti di finale, che sarebbero comunque un traguardo minimo piuttosto interessante visto il deludente rendimento in campionato. Tra le altre grandi sfide di questi ottavi spiccano Atletico Madrid-Juventus e un interessantissimo Liverpool-Bayern che promette gol, spettacolo ed emozioni, con gli inglesi degli ex romanisti Alisson e Salah lievemente favoriti visto anche il raggiungimento della finalissima della scorsa stagione, poi persa contro il Real Madrid.

Si giocherà a febbraio 2019 e comunque vada sarà tutta un'altra Roma, perché viste le deludenti prestazioni (ricordiamo il pari di Cagliari e la sconfitta di Plzen) sarà necessario operare con cura nella finestra di calciomercato di gennaio. Serve almeno un rinforzo per reparto: questo appare nitido agli occhi di tutti. Totti intanto invita a non sottovalutare il Porto, che già eliminò la Roma dai preliminari di Champions solo pochi anni fa, contro tutti i pronostici.

La Roma ha dimostrato di saper affrontare bene le gare di Champions

Uno dei misteri sportivi di questa ondivaga Roma, bella una volta sì e tre no, è la buona attitudine ad interpretare al meglio le gare di Champions (che una volta si chiamava Coppa dei Campioni). Probabilmente è un fatto psicologico. O forse il fatto che le vittorie nella massima competizione europea portano molti soldi nelle casse societarie ha il suo peso anche nelle prestazioni offerte dalla squadra? Crediamo che anche questa possa rappresentare una chiave di lettura.