Il calciatore Edoardo Bove si è raccontato ieri al BSMT di Gianluca Gazzoli, parlando della sua esperienza dopo il malore in campo e delle emozioni contrastanti che sta vivendo in questi mesi.
"Io so chi è Edoardo con il calcio, ma senza non lo so e ho paura. Ho paura che non mi piaccia, o che non piaccia alla mia fidanzata, alla mia famiglia. Perché magari è una versione di me che non vorrei", ha detto il calciatore.
Il malore che ha sorpreso in campo Bove lo scorso 1 dicembre ha scosso tutto il mondo del calcio e ha messo il giovane giocatore della Fiorentina di fronte a una nuova realtà.
"L'affetto che ho ricevuto in questi mesi è proprio quello che mi sta spingendo ad andare avanti", racconta Bove, rivelando il supporto costante della sua famiglia e dei suoi compagni di squadra.
Bove ricorda il giorno del malore
Il ricordo di quel giorno in campo è ancora vivo. "Mi ricordo anche le azioni prima del malore. Sentivo girare la testa, mi sono accasciato per allacciarmi le scarpe e poi... basta, non ricordo più nulla. Quando mi sono svegliato in ospedale, toccavo le gambe e la testa pensando di aver avuto un incidente".
Bove ha parlato anche della decisione di impiantare un defibrillatore: "Inizialmente l'ho sottovalutato, pensavo 'che sarà mai una macchinetta'. Invece la sento, è parte di me.
All'aeroporto mi è capitato di dover spiegare cosa fosse, mi hanno chiesto di alzare la maglietta per vedere".
'Questa esperienza mi farà crescere più di qualsiasi altra cosa nella mia vita'
La sua riflessione si allarga al mondo del calcio e alla normativa italiana che non consente di giocare con un defibrillatore. "All'estero puoi firmare una liberatoria e tornare a giocare, in Italia no.
È una questione di legge, non medica. Io voglio capire cosa posso fare, ma la mia priorità è sentirmi sicuro. Se i dottori mi dicessero che posso, io ci proverei".
L'episodio ha segnato profondamente anche la squadra della Fiorentina e i tifosi viola: "Quando sono uscito dall’ospedale, ho visto lo sguardo della gente cambiare nei miei confronti.
All’inizio mi dava fastidio, sembrava che provassero pena per me, poi ho capito che avevano avuto paura. Ho sentito il calore di tutti, al di là dei colori delle squadre".
Anche il rapporto con il suo corpo è cambiato: "Ora sono molto più emotivo. Mi è capitato di emozionarmi vedendo una scena in un film dove si sentiva il battito del cuore. È qualcosa che prima non mi sarebbe successo". Inoltre, ha trovato nel tennis un modo per ritrovare sé stesso: "Era una passione che avevo da bambino, mi aiuta a riscoprire chi sono".
Infine Bove ha rivolto un pensiero a chi vive situazioni simili: "Voglio far capire che nessuno deve sentirsi solo. Io non oso immaginare cosa significhi affrontare tutto questo senza il supporto di nessuno. Se posso aiutare anche una sola persona con la mia storia, ne sarò felice". Bove ha concluso con una riflessione: "Questa esperienza mi farà crescere più di qualsiasi altra cosa nella mia vita".