Il 25 aprile non è, come si riteneva comunemente, il 69° anniversario della Liberazione dal giogo Nazifascista. Niente affatto: il 25 aprile - almeno secondo il Ministero della Difesa Italiano - è l'anniversario delle dimissioni di Mussolini e dell'incarico, conferito dal Re Vittorio Emanuele II a Badoglio.

In tempi di "bufale" a tutto spiano, con la complicità sorniona di Internet, verrebbe da pensare che ci si trovi davanti all'ennesimo scherzo di pessimo gusto, magari di un pesce d'aprile rimasto impigliato nel web, nella rete e proposto con ritardo abissale.

Invece la notizia è autentica e rasenta il ridicolo, soprattutto in tempi come i nostri, dove gli errori di organismi pubblici o statali si trasfigurano immediatamente in sinonimo di spreco e soprattutto adesso che il Governo Renzi si è lanciato a capofitto nella spending review, con risparmi previsti per circa 6 miliardi per l’anno in corso.

Per carità, la svista è piccola cosa, ma, di fatto, i manifesti errati, per la celebrazione del 25 aprile li abbiamo pagati noi contribuenti e non si è trattato di una spesa di poco conto, considerato che stiamo parlando di una pubblicazione a livello nazionale. Il "piccolo errore" (ma macroscopico a livello storico) nei manifesti con i quali il Ministero della Difesa ha inteso celebrare la festività civile del 25 aprile si cela - nemmeno poi troppo - nella fotografia, sulla quale sono presenti alcuni italiani (un paio in divisa) ed una donna che stanno leggendo un giornale datato 25, ma anno e mese non coincidono. Il giornale che tengono in mano è il Messaggero che scrive a tutta pagina delle dimissioni di Mussolini e dell’incarico a Badoglio, il 25 luglio 1943.

L'equivoco di chi ha selezionato l'immagine per i manifesti è generato, con ogni evidenza, dai caratteri cubitali di quell'“Italia libera” del titolo. Viene quasi da pensare che colui che ha scelto la fotografia, lo abbia fatto servendosi di "Google immagini", digitando "25 aprile" come chiave analitica, visto che il motore di ricerca fa spuntare la foto "incriminata" tra i primi venti risultati.

Certo che, in fase di impaginazione e stampa delle bozze, qualcuno avrebbe dovuto accorgersi dell'errore, perché è sufficiente voltare l'immagine per scoprire l'inghippo, a meno che, non si parli di individui (tipografi, correttori di bozze, redattori) completamente ignari delle vicende basilari della Storia patria.

Sul caso, qualcuno ha sibillinamente suggerito una volontà revisionista di qualche oscuro funzionario, altri il tentativo di generare una realtà parallela dove la "Liberazione" e quindi la pacificazione è avvenuta subito, con la cacciata di Mussolini, cancellando i due anni più sanguinosi del conflitto per le popolazioni civili: niente occupazione Nazista, niente Marzabotto, niente Fosse Ardeatine, niente lotta partigiana. Naturalmente si è invece trattato soltanto di un errore casuale, ma l'universo parallelo del Ministero della Difesa potrebbe tornare utile quando si tratterà di spiegare agli Usa che il Governo Renzi si appresta a tagliare la commessa per i jet americani F35, passando da 90 a 45 velivoli.


Alle proteste americane basterà candidamente rispondere che, non essendoci stato aiuto alcuno da parte delle truppe d'oltreoceano (lo dimostra il manifesto ufficiale!) e quindi nessuna risalita dello Stivale da parte dei GI men, non c'è alcun dovere di riconoscenza o, secondo una differente interpretazione, di sudditanza postuma.