Dopo la tragedia del 18 aprile scorso, costata la vita a 16 sherpa, le famose guide nepalesi senza le quali le spedizioni non riuscirebbero a salire sull'Everest hanno deciso di fermarsi per onorare la memoria dei loro compagni.
Subito dopo i funerali delle vittime, le guide si erano riunite in assemblea sospendendo l'attività per sette giorni ed avanzando al governo locale una serie di rivendicazioni. Tra le richieste, l'aumento delle indennità per le vittime, il raddoppio del valore delle assicurazioni e la costituzione di un Fondo di sostegno utilizzando il 30% delle tasse pagate dagli alpinisti per scalare le montagne dell'Himalaya.
Rivendicazioni ragionevoli, dal momento che uno scalatore paga fino a 100.000 dollari per essere accompagnato sull'Everest, mentre allo sherpa, che si fa carico di aprire la via e trasportare materiali e bombole di ossigeno, vanno da 3.000 a 6.000 dollari per due mesi di lavoro.
Il governo del Nepal sembrava intenzionato ad accogliere le richieste degli sherpa, anche perché le spedizioni che ogni anno si prefiggono di scalare il tetto del mondo, contribuiscono per oltre due milioni di euro al bilancio dello stato nepalese.
Ma a quanto pare, non è stato sufficiente l'accoglimento in blocco delle richieste. Al termine della riunione, le guide hanno unanimemente deciso di abbandonare il campo base, da cui partivano per il lavoro di preparazione delle prossime spedizioni, interrompendo di fatto la stagione delle scalate alla vigilia della sua partenza.
La sciagura del 18 aprile
Quella della settimana scorsa è stata la più grave delle sciagure verificatesi sull'Everest, portando ad oltre 200 le vittime da quando, nel 1959, lo scalatore neozelandese Edmund Illary, accompagnato, neanche a dirlo, dallo sherpa Tenzing Norgay, ha scalato per la prima volta la montagna.
L'ultima slavina che ha investito gli sherpa, ha rilanciato le polemiche che da anni investono il cosiddetto "luna park" dell'Everest, basato sullo sfruttamento dei locali da parte di spedizioni commerciali, il cui solo scopo è quello di portare in vetta ricchi turisti, la cui scarsa preparazione mette a repentaglio la vita delle stesse guide.