Continuano a piovere accuse sula persona di Claudio Scajola, l'ex ministro dell'interno indagato contestualmente nell'inchiesta Breakfast per il supporto alla latitanza dell'ex imprenditore Amedeo Matacena. Oggi arriva l'accusa di 'Omicidio per omissione' sul caso di Marco Biagi.

Scajola: 'Omicidio per omissione'

Il giurista che venne ucciso il 19 marzo 2002 dalle Brigate Rosse. Scajola è incriminato dai documenti trovati nell'archivio che custodiva gelosamente, suddiviso, nelle proprie dimore. Alcuni dati estrapolati dagli inquirenti lo ricollegano all'eliminazione della scorta che seguiva il giurista in ogni suo movimento.

In pratica Scajola sapeva ma non parlò: qui nasce l'accusa di 'Omicidio per omissione'.

Zocchi: ' Quei documenti sono miei'

A difendere Scajola è il suo ex segretario Luciano Zocchi, che afferma in relazione ai documenti su Biagi, "Non solo oggi, ho sempre detto la verità. I documenti si trovavano lì a mia tutela e sono sempre stati messi a disposizione della giustizia. Spero la verità sulla morte di Biagi verrà fuori presto. I documenti sono miei non di Scajola". Zocchi fa sapere di aver avvertito anche l'ex segretario dello Stato Vaticano, Bertone, "glielo dissi in modo sommario senza particolari e il suo suggerimento fu quello di agire come la coscienza mi sussurrava". Resta agli atti una segnalazione risalente a due giorni prima dell'assassinio di Biagi.

Mentre la documentazione continua ad essere passata al setaccio si occupano dell'inchiesta sul caso Biagi, ancora senza indagati a registro, il procuratore Roberto Alfonso e il sostituto Antonello Gustapane.