Una mega struttura fine a se stessa, si inarca sull'A3 e confluisce nel nulla. Uno spreco di soldi pubblici proprio in un territorio il Vallo di Diano provato ed esasperato dai tagli della spending review.

Siamo a Padula, a ridosso della tanto discussa autostrada Salerno Reggio Calabria (A3), diventata capro espiatorio di satira che ci ridicolizza in tutto il mondo. Lo scenario è la località Cardogna, periferia agricola della cittadina nota in tutto il mondo per la Certosa di San Lorenzo.

Tra stradine interpoderali che s'intrecciano come gomitoli, larghe appena per permettere il transito di un autoveicolo, usate dai contadini del luogo per approdo ai propri terreni, dietro ad un tombino, improvvisamente appare un grosso cavalcavia che si apre a dismisura a dispetto del mondo circostante. Asfalto ben curato, doppia corsia, guard rail altissimi corredati da protezione, una struttura da far invidia , sembra quasi l'ingresso ai box delle piste automobilistiche di circuiti internazionali. Fin qua tutto o quasi è nella norma, ma attraversandolo, ci si rende subito conto che ci troviamo di fronte al niente.

Il ponte termina in un terreno incolto, ad uso evidentemente di qualche contadino del posto. Le foto che abbiamo scattato parlano da sole, uno sperpero di danaro pubblico (circa 3 milioni di euro) per una struttura non di uso pubblico. Chiedendo spiegazioni qua e la, un ingegnere non certamente dell'Anas ci ha detto quasi a giustificare lo scempio" sono ponti costruiti in serie, tutti uguali, l'Anas così facendo ha risparmiato sulla spesa".

Mah… se questo è risparmio! Insomma, ci troviamo di fronte ad uno scandalo, un'opera pubblica che non serve a niente, costruita per non si sa quale motivazione. A questo punto i vertici dell'Anas devono dare una spiegazione plausibile che giustifichi il mostro di asfalto e cemento armato, eretto nella campagna padulese.

L'intervista

Passeggiando sul cavalcavia della vergogna, ci siamo imbattuti in un novello pastore che terminata la giornata stava facendo ritorno con il suo gregge all'ovile. Il pastore, che chiamiamo Gaspare, ha imboccato il ponte e fischiettando lo ha attraversato con il suo gregge. Ci avviciniamo allo stesso, e con la faccia tosta che ci contraddistingue gli chiediamo spiegazioni sulla struttura.

Il pastore con aria disinvolta ci dice quasi a minimizzare tutto "da quando esiste il ponte, le mie pecore sono più felici, lo attraversano in scioltezza, a volte si fermano a guardare il panorama, gli piace tanto il rumore delle auto che percorrono l'autostrada. Prima invece dovevamo passare nei terreni per far ritorno alla masseria -continua- una stradina piccola che a mala pena consentiva il transito".

Allora un'utilità c'è che giustifica l'esistenza del ponte? Si, facilita il passaggio delle pecorelle stanche da una lunga giornata di pascolo.

La scoperta
Ad accorgersi dell'opera faraonica, e della sua inutilità, sono stati alcuni ragazzini che durante una passeggiata in bicicletta, casualmente si sono ritrovati sul cavalcavia. I quattro hanno subito capito che si trattava di un'opera senza utilità e, bene hanno fatto a segnalarci lo scempio, a differenza di tanti cittadini di Padula e dintorni che quotidianamente percorrono le strade adiacenti e di contorno dello stesso.