"Una epidemia senza precedenti, assolutamente fuori controllo, e la situazione continua a peggiorare". Così un dirigente di Medici senza Frontiere descrive l'epidemia di Ebola che sta colpendo l'Africa occidentale, soprattutto Liberia e Sierra Leone. Periodicamente, quasi ogni anno, i paesi subsahriani vengono colpiti da epidemie di questo morbo, ma questa volta la situazione inizia a preoccupare anche i paesi occidentali. A Bruxelles si parla di "basso rischio per l'Europa", ma si conferma che l'epidemia di Ebola che ha colpito l'Africa Occidentale "è la più grave da sempre" e si assicura che l'UE è pronta a fronteggiare l'eventuale estenzione del contagio nel proprio territorio. Per il ministro degli Esteri Britannico, invece, "il virus rappresenta una minaccia per il Regno Unito", e il personale aeroportuale è stato allertato con l'ordine di prestare la massima attenzione ai sintomi dei passeggeri che potrebbero indicare lo stato di contagio. Per gli USA "l'epidemia è fonte di gravi preoccupazioni", secondo le parole del consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice.



L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noto che i morti sono oltre 600. L'epidemia è scoppiata in Guinea e si è poi estesa in Sierra Leone, dove si sono registrati oltre 400 casi accertati di contagio, ed in Liberia, dove si sono avuti 127 decessi. Nelle ultime ore è stata reso noto il decesso di una persona a Lagos, Nigera. Ebola è uno dei virus conosciuti più contagiosi e più letali, il tasso di mortalità è infatti del 90%. E non esistono nè vaccini nè soprattutto terapie. A complicare la situazione sono le condizioni igienico sanitarie dei paesi colpiti, ma soprattutto la diffusa mentalità riguardo al virus ed alla sanità in genere. Come riporta infatti un responsabile della Ong italiana AVSI, Nicola Orsini, che opera da anni in Sierra Leone, la popolazione è molto diffidente a farsi curare dai medici, fugge dagli ospedali se viene loro diagnosticato il contagio e soprattutto nasconde in casa le persone colpite dal virus, favorendo così il propagarsi del contagio.



Il governo ha imposto misure drastiche per evitare l'espandersi del contagio, ordinando perfino di chiudere i luoghi di aggregazione come bar, cinema e teatri. In molti casi la popolazione collabora: nei supermercati i gestori invitano i clienti a lavarsi le mani con acqua e cloro e nelle Chiese lo scambio della pace, tradizionalmente una stretta di mano, è stato sostituito da un inchino. Ma soprattutto nelle zone rurali e nei villaggi la popolazione stenta a mettere da parte credenze e pratiche tradizionali, rifugge gli ospedali considerati luoghi di morte e preferisce affidarsi alle "cure" dello stregone locale. Per questo, ribadisce Nicola Orsini, le campagne di sensibilizzazione non bastano, "serve una presenza costante fra la gente, in grado di sfondare il muro della diffidenza e della paura". E questo è proprio l'impegno di AVSI nei paesi colpiti.