Il nuovo leadersupremo dei musulmani, il califfo Abu Bake Al Baghdadi, ha tenuto ieri il suoprimo discorso dopo la proclamazione di domenica scorsa del nuovo Califfatoche per il momento comprende la Siria el’Iraq e che si estende su una zona per lo più abbondante di giacimenti petroliferi, desertica ma che è attraversata dagrandi fiumi come il Tigri e l’Eufrate.

Al Baghdadi ha chiestoin un audio ai fedeli di tutto il mondo di combattere il jhad per la diffusionedella propria fede anche durante il Ramadan dal momento che lo Statoislamico “appartiene a tutti i musulmani e non solo a quelli che vivono in Iraqe Siria” e punta a conquistare tutto il mondo.

Egli ha incolpato poil’occidente di avere violato i diritti dei musulmani e minacciato un “attaccopeggiore” rispetto a quello avvenuto negli Stati Uniti l’ 11 settembre 2001(la Casa Bianca ha rafforzato i controlli negli ultimi giorni sugli obiettivisensibili pur in mancanza di minacce imminenti e specifiche).

L’obiettivo di questodiscorso era chiaramente propagandistico perchè il nuovo stato, che almomento conta circa 15 milioni di abitanti, potrebbe provare a estendere ipropri confini nei prossimi cinque annidall’Iraq alla Spagna.

I propositi ambiziosiespressi non potranno essere concretizzati senza l’appoggio di molti gruppijhadisti che rientrano in ciò che resta della vecchia al Qaeda ora guidata daAyman al Zawairi; alcuni di loro, i salafiti libici e tunisini siincontreranno nei prossimi giorni nel deserto della Libia meridionale perdecidere se continuare a rimanere nell’organizzazione creata da Osama Bin Ladeno aderire al nuovo Stato islamico.

I cambiamenti chestanno avvenendo nella zona sono di grande impatto dal momento che rischiano dialterare gli equilibri geopolitici di diversi paesi e ciò potrebbe portareforse alla creazione di un nuovo assetto delle relazioni internazionali cherenderebbe quanto mai urgente la necessità di una distensione tra gli StatiUniti e la Russia. L’obiettivo è quellodi evitare che le divergenze esistentitra queste superpotenze sui principali temi di politica estera non portino a unoscontro militare, diretto o indiretto tra loro, che potrebbe incendiare il mondo intero.