Mentre imperversano gli scontri a Gaza e si intravede la luce di una tregua di settantadue ore, un barlume di speranza, arriva la notizia non ufficiale dell'occupazione di Bengasi da parte delle frange jihadiste libiche. Sarebbe stato proclamato "un emirato islamico". Il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, afferma in commissione Esteri al Senato che nelle ultime settimane sono stati accesi anche gli scontri tra le milizie di Tripoli e di Bengasi, ora probabilmente in mano agli islamici.

Negli scontri che hanno portato all'occupazione di Bengasi da parte degli islamici ed alla distruzione dell'aeroporto di Tripoli si sono registrati duecento morti e oltre quattrocento feriti.

I corpi ritrovati subito dopo gli scontri sono per la maggior parte di soldati. Sembrano così fuori pericolo i 241 italiani presenti in Libia di cui 144 si trovano a Tripolitalia, 64 in Cirenaica, 33 nel Fezzan e 45 fanno parte del personale dell'ambasciata italiana.

Critica la situazione a Bengasi

Tirerà un sospiro di sollievo l'occidente sapendo che non sono a rischio le forniture di petrolio necessarie al soddisfacimento del fabbisogno europeo. Infatti, durante gli scontri i pozzi e le condutture sembrano non aver subito danni. La lotta al potere è scatta dopo la defenestrazione di Muammar Gheddafi che ha lasciato scorrere nel Paese un sentimento di assenza di guida, proprio ciò avrebbe portato all'inasprimento degli scontri.

Nonostante un fragile cessate il fuoco Bengasi vivrebbe ancora dei momenti di grande criticità, a quanto sembra, provocati dall'interruzione delle forniture essenziali, come quelle di acqua ed elettricità.

L'ex generale dell'esercito Haftar, ora a guida delle forze moderate, afferma di non aver ancora perso la guerra contro gli estremisti islamici ma di attuare solo una strategia che gli permetta di riorganizzare le forze per contrattaccare agli jihadisti. Intanto da Bengasi sembra si continui a levare in alto l'urlo di vittoria degli estremisti islamici della jihad.