Dopo aver passato due giorni in prigione, Joshua Wong, il leader diciassettenne degli studenti di Hong Kong, è stato rilasciato dalle forze dell'ordine. A dichiararlo è stato lo stesso ragazzo cinese su Twitter. Wong era soltanto uno dei 78 ragazzi arrestati nei giorni precedenti. Sempre su Twitter, una ragazza affermerebbe che Wong sta bene ma che avrebbe perso gli occhiali e le scarpe nel momento dell'arresto. Tra le persone fermate dalla polizia anche tre deputati al Legislative Council, il governo cinese. In ogni modo, ancora migliaia di persone sarebbero in strada a protestare.
In un comunicato stampa, un portavoce del governo cinese si è detto contrario a questi movimenti studenteschi illegali e Pechino sostiene appieno il governo del territorio. Con lo scopo di sospendere queste manifestazioni, CY Leung, il capo dell'esecutivo della città, tramite un messaggio televisivo ha chiesto di liberare le strade per consentire a studenti e lavoratori di adempiere i loro compiti.
La polizia di Hong Kong ha tentato di sopprimere le dimostrazioni tramite il lancio di lacrimogeni e utilizzando uno spray al peperoncino. Tutto ciò è stato riferito da alcuni testimoni e si parlerebbe addirittura dell'uso di proiettili di gomma e di manganelli. Secondo gli stessi manifestanti, la polizia starebbe cercando di bloccare internet, per evitare che i manifestanti possano raccontare su Twitter quello che sta succedendo.
Dopo una notte ricca di avvenimenti, Hong Kong si prepara al terzo giorno di protesta davanti alla sede del governo locale e all'opposizione delle forze dell'ordine. Nonostante le opposizioni, gli studenti rimangono fermi nei loro propositi e di continuare la loro battaglia per ottenere il suffragio universale, promesso da fin troppo tempo ai cinesi ma mai concesso e che dovrebbe verificarsi nel 2017.
Ma Pechino ha voluto limitare questa libertà, concedendo sì un voto per persona ma escludendo le candidature indipendenti dal volere del governo centrale. Quindi, le proteste degli studenti sono dovute essenzialmente a questa mancanza di libertà di candidatura chiedendo a Pechino di ritirare quanto detto e al governo centrale di accettare il dialogo con studenti e manifestanti. Ma per il momento, non sono pervenuti segnali positivi da parte del governo.