Il Presidente degli Stati Uniti Obama ha tenuto il discorso alla nazione più delicato dall'inizio del suo insediamento alla Casa Bianca, la scorsa notte, a poche ore dal tragico anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001. Egli ha annunciato che l'America oggi è più sicura di tredici anni fa ma la lotta contro i terroristi non è finita dal momento che il nuovo Stato Islamico (Isis) rappresenta una minaccia per l'Islam che fino ad ora ha avuto il maggiore numero di vittime e per tutto il mondo. Obama ha assicurato che gli Stati Uniti useranno, con i loro alleati, tutta la potenza aerea per portare avanti una campagna "prolungata e senza sosta" simile a quella attuata con successo nello Yemen e in Somalia.

L'indebolimento dell'Isis avverrà anche su altri fronti come la lotta alla propaganda jihadista insieme a quella per contrastare il flusso di combattenti stranieri (anche dall'Occidente) in Iraq e Siria e gli aiuti umanitari alle popolazioni minacciate. Il capo della Casa Bianca, che avrebbe voluto mettere fine ai conflitti in cui il suo paese era stato coinvolto in passato, ha spiegato la necessità di lanciare una nuova offensiva militare contro il terrorismo degli jhadisti in Iraq e Siria poiché sono "piccoli gruppi assassini che possono fare gravi danni" ma ha rassicurato sul fatto che non saranno impiegate "truppe americane sul suolo straniero".

Egli ha comunicato che 475 militari saranno inviati in Iraq per difendere il personale statunitense ma non per partecipare a operazioni di combattimento ed è entrato nel merito del suo progetto affermando di avere intenzione di creare un'ampia coalizione per attuare una campagna "sistematica" fatta di massicci bombardamenti aerei che colpiranno gli uomini del califfo al Baghdadi ovunque essi siano anche sul suolo siriano.

Obama ha sottolineato l'inaffidabilità di Assad dal momento che "terrorizza il suo popolo" e ha annunciato nuovi aiuti militari all'opposizione più moderata al regime di Damasco.

La nuova iniziativa americana sulla Siria è stata criticata dal ministro degli Esteri russo Lavrov che ha definito, nelle scorse ore, eventuali raid aerei del Pentagono senza l'autorizzazione del governo locale "una violazione della legge internazionale che porterà ad una esclation del conflitto in Medio Oriente e in Nord Africa" (il Cremlino continua a difendere il regime siriano per interessi economici).

Il Segretario di Stato americano Kerry è in Arabia Saudita per coinvolgere i paesi della regione nella costruzione dell'ampia coalizione (composta da circa una quarantina di membri) voluta dagli Stati Uniti a cui però alcuni alleati, come ad esempio la Turchia, si oppongono per diverse ragioni tra cui quella della paura che i propri connazionali rapiti nelle zone di conflitto possano essere uccisi dall'Isis.