Il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj ha fatto sapere che non si opporrà al ritorno di Massimiliano Latorre in Italia per qualche mese affinché possa essere curato dopo l'attacco ischemico dei giorni scorsi. Il parere era stato richiesto dalla Corte Suprema Indiana in riferimento all'istanza presentata dai legali dei fucilieri italiani, nella quale si fa riferimento ad un periodo di tre o quattro mesi di convalescenza per il completo ristabilimento.

UNO SPIRAGLIO PER IL RITORNO IN ITALIA

Ottenuto il parere favorevole del governo, la Corte si pronuncerà in merito il 12 settembre prossimo, lasciando inoltre intendere che, in caso di concessione del permesso, sarebbero richieste all'Italia delle garanzie che, con tutta probabilità, saranno accettate.

Uno spiraglio sembra quindi aprirsi nella vicenda dei marò trattenuti in India dal 15 febbraio del 2012 quando, durante il servizio di scorta alla petroliera Enrica Lexie, furono coinvolti in conflitto a fuoco al largo delle coste della regione del Kerala, nel quale persero la vita due pescatori indiani. A testimoniare il positivo orientamento della Corte Suprema, Massimiliano Latorre è stato nel frattempo esonerato per due settimane dall'obbligo di firma presso il commissariato di polizia, proprio in considerazioni del suo stato di salute.

LE NUOVE ACCUSE AI DUE MARO'

Accanto a questo buona notizia, la giornata è stata caratterizzata da nuove accuse nei confronti dei militari italiani; accuse provenienti da una ricostruzione della vicenda fatta dal quotidiano indiano Hindustan Times, secondo la quale Salvatore Girone e Massimiliano Latorre cercarono di insabbiare la vicenda chiedendo al capitano della Enrica Lexie, Umberto Vitelli, di inviare un rapporto alle autorità marittime internazionali nel quale si riportava che i pescatori indiani erano armati.

Gli investigatori indiani, prosegue la ricostruzione del quotidiano che cita fonti del ministero dell'interno, hanno in seguito accertato che sul peschereccio St. Antony non c'era presenza di armi, mentre il capitano Vitelli, interrogato dalle autorità indiane, avrebbe negato di essere stato testimone dell'incidente e di aver redatto il rapporto sotto la pressione dei due militari con l'intento di presentare i pescatori come pirati.

Occorrerà attendere il 12 settembre per scoprire se i segnali di apertura alla risoluzione della vicenda provenienti dalle autorità indiane sono reali o fanno parte dell'ennesimo gioco delle parti che ha caratterizzato questi trenta mesi di immobilismo.