Per oltre seicento migranti il viaggio continua altrove. Scampati alla morte attraverso il Canale di Sicilia, Lampedusa resta solo la prima tappa di una grande traversata. Non tutti però vanno via, infatti per altri seicento la notte è trascorsa all'interno dei vari centri d'accoglienza ed il più delle volte in numero superiore alla capienza massima. Si dorme in delle stanze su materassi coperti da telo termico, uno accanto all'altro.
Un lungo viaggio per migliaia di migranti, documentato anche da alcuni scatti nel deserto e da video che dimostrano la triste condizione di queste persone costrette a restare per molte settimane in dei luoghi stretti ed umidi, prima di poter attraversare il Mediterraneo. Alcune donne sono state costrette ad avere rapporti sessuali, rimanendo peraltro incinte durante gli stupri poco prima di partire. Solo nelle ultime settimane sono stati circa 2600 i migranti tratti in salvo al largo delle coste libiche, un altro centinaio recuperati da un mercantile, dirottato dalla guardia costiera, dovrebbe approdare a breve sulla nave Spica della marina militare presso il porto di Augusta nel siracusano.
La Sicilia resta una terra di frontiera, la minaccia terroristica preoccupa, ancor di più a Lampedusa, avamposto di una crisi politica e militare.
Da Lampedusa a nord-est, una condizione da veri e propri profughi senza dormire e senza mangiare; prima sono stati abbandonati a bordo di un pullman parcheggiato presso la stazione di Treviso, poi ospitati sul pavimento e sui tappeti del circolo marocchino. Trentanove africani, tra cui dieci minorenni lasciati allo sbando; nessuno sa dove metterli e si ignora dove andranno a finire. "Un consiglio, disperdetevi" questo è stato l'invito del prefetto trevigiano, è insomma il caos più totale. "Il comune colpevolizza la regione, la regione colpevolizza la provincia, la provincia colpevolizza lo stato, è un circolo vizioso", ha riferito in un'intervista Abdallah Kherzzaji della Consulta Regionale Immigrazioni.
Kherzzaji è stato l'unico ad aprire la porta ai migranti africani, che presto saranno smistati tra istituti della Caritas e quelle di un'industria; una decisione temporanea, non vi è per loro una reale speranza. Allo stesso modo i più di cento immigrati che alloggiano da mesi al CEIS di Vittorio Veneto, che tre giorni fa, stanchi della situazione, hanno creato delle barricate in segno di protesta. Non era un evento imprevedibile od imprevisto l'arrivo dei trentanove profughi, eppure nessuno è stato in grado di gestire l'emergenza tra decisioni incomprensibili e ritardi nelle scelte. "Provo un'immensa vergogna, come cittadino e primo cittadino, per la situazione di tali migranti" ha detto il sindaco di Treviso Giovanni Manildo.