Infine, l’attacco di poche ore fa da parte di una forza congiunta libico-egiziana contro le postazioni dello Stato Islamico sul territorio libico, come conseguenza dell’uccisione dei copti nonché dell’escalation di violenza attuata dai terroristi negli ultimi giorni in questa nuova area parecchio lontana da quella Siria e quell’Iraq a cui solitamente associamo la sigla IS.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha richiamato alla prudenza, affermando che non è il momento per una soluzione militare alla crisi. Piuttosto, secondo il Premier è necessario agire in termini politici-diplomatici in attesa anche di una presa di posizione più chiara e decisa da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo il Ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni ha evocato la parola guerra, prospettando la possibilità di un intervento armato sotto l’egida di una forza internazionale, magari capitanata proprio dall’Italia. Parole a cui hanno fatto seguito quelle del Ministro della Difesa Roberta Pinotti che ha addirittura iniziato a fare qualche numero riguardo alle dimensioni e agli effettivi di un ipotetico contingente militare italiano da inviare in Libia. Di diverso avviso invece il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, che in linea con l’idea di Renzi ha dichiarato di abbassare i toni ed attendere iniziative ed indicazioni da parte delle Nazioni Unite prima di prendere realmente in considerazione la possibilità di un intervento armato.