I video delle decapitazioni dei prigionieri americani condivisi sui social media da ISIL, le quasi 219 ragazze della scuola di Chibok rapite da Boko Haram in Nigeria e i 9428 sequestri che si sono materializzati nel solo 2014 rappresentano un fenomeno in continuo aumento, che sembra non volersi arrestare.

Il ricorso al rapimento e alla presa di ostaggi in ambito terroristico è diventata una tendenza sempre più diffusa e preoccupante.

Una crescita iniziata dal 1972 in seguito agli avvenimenti accaduti durante le Olimpiadi di Monaco (quando l'incredibile impatto e successo che ebbe l'operazione orchestrata da "Settembre Nero", Biraam e Ikrit, testimoniò al mondo interno quanto potesse essere utile per un'organizzazione terroristica servirsi della presa di ostaggi). Tuttavia se analizziamo i dati presenti nel Global Terrorism Database relativi ai casi di sequestri terroristici avvenuti dagli anni 70 fino alla metà del 2000, si può vedere come la linea di tendenza pur essendo a "denti di sega" , rimanga abbastanza costante, con picchi crescenti e decrescenti non troppo significativi.

Dal 2007 però la linea ha iniziato a salire fino ad aumentare in maniera esponenziale ed inesorabile a partire dal 2012.

Il Country Reports on Terrorism 2014, rilasciato a giugno 2015 dalla START (National Consortium for the Study of Terrorism and Responses to Terrorism) stima che nel 2014 si sono verificati 9428 casi di rapimento e presa di ostaggi, con un incremento del 201% rispetto ai dati del 2013. La crescita maggiore è avvenuta principalmente in Nigeria, Iraq e Siria, sebbene anche in Pakistan, Afghanistan e India vi è stato un aumento significativo. Nel dettaglio confrontando i dati del 2014 con quelli del 2013 emerge che in Nigeria si è passati da 89 a 1298 casi, in Iraq da 267 a 2658 e in Siria da 214 a 872.

Non è un caso che i paesi maggiormente colpiti siano proprio quelli che vedono al loro interno la presenza di due tra le più importanti e influenti organizzazioni terroristiche mondiali: Boko Haram in Nigeria e l'ISIL in Iraq e Siria.

Infatti i vantaggi che una presa di ostaggi o un rapimento può portare ad una organizzazione terroristica sono molteplici. In primo luogo gli ostaggi possono ricoprire il ruolo di merce di scambio, utili da barattare in cambio del rilasciato di qualche compagno arrestato, inoltre, indipendentemente dall'esito della negoziazione, l'impatto mediatico che accompagna un rapimento garantisce all'intera organizzazione una visibilità indispensabile ai fini della propria esistenza.

Questo è un aspetto da non sottovalutare. Come dice il sociologo Marshall Mcluhan "Il terrorismo è un modo di comunicare. Senza comunicazione non vi sarebbe terrorismo" e oggi la comunicazione rappresenta il cuore pulsante del terrorismo. Tuttavia il vero vantaggio che porta un sequestro è di natura economica.

Per esempio da uno studio portato avanti da Forbes Israel, basato su interviste con esperti di sicurezza e specialisti dell'antiterrorismo, nonché su rapporti e analisi di organizzazioni accademiche, governative e NGO, è emerso che nell'ultimo anno i 3158 sequestri eseguiti dall'ISIL hanno fruttato circa 125.000.000$. Allo stesso modo anche i 1217 rapimenti di Boko Haram in Nigeria e i circa 600 della FARC in Colombia hanno portato ingenti quantità di denaro nelle casse delle due organizzazioni.

Soldi derivanti non solo dai riscatti ma anche dalla vendita degli ostaggi al mercato nero. Insomma un vero e proprio business che genera centinaia di milioni di dollari ogni anno e che sembra non volersi placare.