Il ministero degli Esteri ha annunciato ieri che quattro italiani sono stati rapiti nei pressi del porto di Mellitah in Libia. Il gruppo è stato prelevato domenica da ignoti, vicino al confine con la Tunisia. La società per cui lavorano, la Bonatti di Parma, è controllata dal gruppo petrolifero italiano Eni, e lavora sulla compressione del gas naturale libico che viene inviato in Italia tramite il condotto GreenStream, lungo 520 km, posto ad una profondità di 1100 metri e che arriva fino a Gela. Ogni anno vengono trasportati 10 miliardi di metri cubi di gas.

I quattro sono Gino Pollicardo di Monterosso (La Spezia), Fausto Piano di Capoterra (Cagliari), Filippo Calcagno di Piazza Armerina (Enna) e Salvatore Failla di Carlentini (Siracusa).

Sarebbero stati rapiti nei pressi di Zuaia, città controllata dalle milizie islamiste che appoggiano il governo di Tripoli, la sera del 19.

Le dichiarazioni di Gentiloni

Il ministro Gentiloni ha affermato "Siamo occupati a cercare le persone che sono state rapite e stiamo cercando di risolvere questo problema, anche se è difficile capire la natura di questo sequestro e chi ne sia responsabile."

Secondo l'emittente Al-Jazeera, sarebbero stati rapiti da Jeish al Qabail, milizie tribali della zona in conflitto con le Fajr di Tripoli, e rapiti nel villaggio di al-Tawileh.

Mellitah non è lontana da Sabratha, che la Tunisia dice ospiti una base dello Stato islamico che ha addestrato Seifeddine Rezgui, l'uomo che ha ucciso 38 turisti il mese scorso a Sousse.

Gli altri possibili implicati

 Gli altri addestrati sarebbero i due uomini armati che hanno ucciso 22 turisti a marzo nel museo del Bardo di Tunisi.

Il luogo è anche vicino alla spiaggia dove sono stati ritrovati i cadaveri del tecnico petrolifero britannico Mark De Salis e di una donna neozelandese nel gennaio dello scorso anno.

Secondo il sito web della Bonatti, il gruppo fornisce servizi di ingegneria, approvvigionamento e costruzione per le compagnie petrolifere e del gas.

La sua lista di progetti nuovi ed in corso comprende proprio il GreenStream, fondamentale per approvvigionare il nostro paese di energia. L'Eni è l'unica grande azienda petrolifera olio che ha mantenuto una presenza nella zona devastata dalla guerra, anche se i rischi per la sicurezza hanno spinto le altre grandi aziende a sospendere la produzione.

L'Italia aveva chiuso la sua ambasciata in Libia il 15 febbraio, ed aveva esortato gli italiani a lasciare il paese nordafricano a causa dei rischi per gli stranieri. Ora, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha detto che l'unità di crisi del suo dipartimento sta lavorando con urgenza sul caso, ma è difficile fare ipotesi su chi c'è dietro i rapimenti.