Si è svolta venerdì 11 settembre, presso la corte d'Assise di Bergamo, la terza udienza del processo a Massimo Bossetti, il muratore di Mapello arrestato il 16 giugno dell'anno scorso con l'accusa di avere ucciso la piccola ginnasta Yara Gambirasio, che aveva appena tredici anni. Un'udienza particolarmente attesa, dato che a parlare sono stati i genitori della povera ragazzina, mamma Maura e papà Fulvio Gambirasio. La donna è stata interrogata dal pm Letizia Ruggeri, poi ha ricordato i dettagli del 26 novembre di cinque anni fa, il giorno in cui Yara Gambirasio scomparve.

Il papà di Yara ha avuto più difficoltà a parlare, dato che non ha saputo trattenere le lacrime. Durante l'udienza, inoltre, è stata letta una lettera scritta da un ex compagno di cella di Massimo Bossetti; nella missiva, il muratore di Mapello è descritto in termini assai negativi. Ecco tutti i dettagli delle indiscrezioni sul caso di Yara Gambirasio.

Ultime Yara Gambirasio, ecco come si è svolta la terza udienza del processo

C'era grande attesa per la terza udienza del processo a Massimo Bossetti: vediamo come si è svolta. Ad iniziare a parlare è stata la signora Maura, mamma della piccola Yara Gambirasio: la donna ha ricordato, sorridendo e mai rivolgendo lo sguardo verso Massimo Bossetti, alcuni particolari del 26 novembre.

"Yara era tornata a casa dicendo di avere preso dei buonissimi voti a scuola e che aveva intenzione di portare uno stereo nella palestra di via Rampinelli, che era solita frequentare (cosa che avvenne)", ha dichiarato Maura.

Poi è arrivato il racconto del padre di Yara, Fulvio Gambirasio, che è stato più volte fermato da lacrime di dolore per la tragica scomparsa di sua figlia.

Secondo le ultime indiscrezioni, riportate dal quotidiano "Il Giornale", che sta seguendo passo per passo gli sviluppi del caso di Yara Gambirasio, durante l'udienza è stata letta la lettera di Loredano Busatta, un ex detenuto che conobbe Massimo Bossetti in carcere. Dalla lettura della missiva trapelano parole scioccanti: "Massimo Bossetti è un animale: deve pagare per il crimine che ha commesso. Non ha mai pensato a Yara quando era in carcere, era spavaldo e pensava solo a farsi pubblicità", scrive Busatta.