Il prossimo 2 novembre ricorreranno quarant'anni esatti dalla morte di Pier Paolo Pasolini, brutalmente assassinato all'Idroscalo di Ostia in circostanze mai del tutto chiarite. Nel corso degli anni, per fare luce su uno degli innumerevoli misteri irrisolti della recente storia d'Italia si sono periodicamente susseguiti tentativi di ogni sorta per riaprire il caso. L'ultima iniziativa in tal senso è dell'avvocato Guido Maccioni, legale del cugino di Pasolini, che ha lanciato da qualche settimana una petizione popolare per richiedere l'istituzione di unacommissione parlamentare d'inchiestasul delitto.
Il primo processo e la presenza di ignoti
All'epoca dei fatti le indagini individuarono come unico responsabile dell'omicidio il diciassettenne Giuseppe Pelosi, detto "Pino la Rana", ragazzo di borgata già noto alle Forze dell'Ordine per episodi marginali di microcriminalità. Tuttavia, fin da subito, il racconto del ragazzo risultò pieno di contraddizioni e ben poco credibile in più di un passaggio: in particolare sembrava, e sembra tuttora, improbabile che il Pelosi potesse aver compiuto da solo un crimine così efferato. Eppure, nonostante le numerose incongruenze e soprattutto nonostante in primo grado il Tribunale dei Minori avesse condannato Pelosi in concorso con ignoti, a partire dal processo d'Appello, che confermò l'accusa di omicidio per il giovane, la possibile presenza di altre persone scomparve completamente dalle ipotesi prese in considerazione dagli inquirenti.
La ritrattazione della confessione
I tragici avvenimenti dell'Idroscalo, oggetto negli anni di infiniti dibattiti, libri, documentari e film inchiesta, tornarono concreta materia d'indagine soltanto nel maggio del 2005, quando Pelosi, a quasi trent'anni dal delitto, rilasciò una celebre intervista alla trasmissione Rai Ombre sul Giallonel corso della quale, ritrattando completamente quanto affermato in sede processuale, affermò di non aver partecipato in prima persona all'aggressione.
Nella stessa intervista indicò come autori materiali del massacro tre giovani dall'accento siciliano, a lui sconosciuti, che dopo aver ucciso il poeta lo avrebbero minacciato costringendolo ad assumersi piena responsabilità dell'accaduto.
La riapertura delle indagini e l'archiviazione
La nuova versione di Pelosi è stata la base per nuove indagini, iniziate ufficialmente nel 2010, grazie anche a una lettera scritta da Walter Veltroni all'allora Ministro della Giustizia Angelino Alfano, nella quale l'ex sindaco di Roma sollecitava la riapertura del caso.
Tuttavia, nonostante la presenza di nuovi testimonie il gran il lavoro condotto dall'avvocato Guido Maccioni e dalla criminologa Simona Ruffini, le novità non sono state ritenute rilevanti e le indagini sono state nuovamente archiviate all'inizio di quest'anno.
La petizione e la commissione parlamentare d'inchiesta
Ma l'avvocato Maccioni non sembra affatto rassegnato nella ricerca della verità. A pochi giorni dal quarantennale della morte dello scrittore, mentre si susseguono iniziative in sua memoria, ha infatti lanciato on line sul sito change.org una petizione popolare per chiedere l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul delitto Pasolini. Contrariamente a quanto espresso nell'archiviazione, il legale è covinto che le nuove indagini da lui condotte abbiano fatto emergere nuovi ed inquietanti elementi, tali da portare finalmente, una volta chiariti e approfonditi, alla soluzione del mistero.
L'istanza è stata raccolta dalla deputata Serena Pellegrini e subito firmata da altri settanta parlamentari di vari schieramenti politici. Se la richiesta verrà accolta, come ci auguriamo, le indagini potranno ricominciare e forse, finalmente, questa volta non si tratterà dell'ennesima occasione perduta: se infatti per ottenere giustizia siamo di certo fuori tempo massimo, siamo comunque sempre in tempo per conquistare la verità.