È solo l'ultima o quasi, di una lunga serie di truffe legate al mondo della fede religiosa, terreno molto fertile nel corso dei secoli per l'organizzazione di truffe, inganni e falsificazioni.

A Roma, nei pressi di San Pietro i finanzieri del comando provinciale hanno sequestrato 3500 “false benedizioni papali”: il valore delle pergamene requisite con lo stemma del Vaticano contraffatto supera i 70mila euro ed è solo una parte del valore corrispondente ai 500000 prodotti contraffatti sequestrati negli ultimi giorni.Le benedizioni consistono in una sorta di pergamena pontificia con tanto di emblemi della Santa Sede e la fotografia di Papa Francesco.

Un modulo per la “richiesta di benedizione apostolica”

Venivano commerciate senza le necessarie autorizzazioni del Governatorato Pontificio e redatte in molteplici lingue: italiano, spagnolo, portoghese e inglese. Nella cosiddetta “benedizione del pellegrino” era inserito uno spazio vuoto da personalizzare con il nome del fedele acquirente. A quest'ultimo veniva fatto compilare e sottoscrivere un modulo per la “richiesta di benedizione apostolica” con il proprio indirizzo, una sorta di “apostolica garanzia” che ovviamente non sarebbe mai arrivata a destinazione.

In un paese dove compilare moduli che si rivelano poi carta straccia è paurosamente di moda, questa stessa pratica, in un simile contesto, fa, per certi versi, un poco sorridere.

Forse, a un livello soprannaturale, una benedizione anche senza il timbro dovuto (soltanto l'elemosiniere di Sua Santità è ufficialmente autorizzato a emettere gli auspici papali), può avere i suoi riscontri positivi (una sorta di effetto placebo e non solo). È ovvio: qualora non sia un investimento eccessivamente dispendioso.

Nella stamperia nei pressi del Vaticano esistevano già un migliaio di moduli e pergamene pronte per l'uso. Una quantità imprecisata di queste pergamene era stata già venduta nei primi giorni di giubileo.

Niente di nuovo

In ogni caso, niente di nuovo: nei momenti di maggiore crisi aumentano, in genere, le truffe ai danni delle persone religiose.

Meccanismi spesse volte innescati proprio all'interno della realtà ecclesiastica: nel 1500 ad esempio, in un periodo caratterizzato da continue guerre, con un alto tasso di mortalità e con le prospettive di vita terrena notevolmente ridotte, la vendita delle indulgenze (legate alla prospettiva di un al di là invece benevolo) aumentò considerevolmente. Fino a provocare la conseguente riforma protestante, che proprio contro questa vendita si scagliava.

Ma ancor prima gli innumerevoli chiodi della croce, i legni stessi della croce, e poi le spine della corona di spine, i pezzi delle tuniche dei santi e dei santi stessi, letteralmente, erano oggetto di culto e devozione; tra i più noti esempi di tali oggetti troviamo la Sacra Sindone, a lungo creduta il lenzuolo con cui era stato avvolto Gesù, e che recentemente (nonostante il mistero che la caratterizza), l'esame del carbonio 14 ha collocato attorno al 1300.

È assolutamente illecito vendere le sacre reliquie

Nel corso della storia la proprietà stessa di reliquie è stata oggetto di furti e contese, talvolta vere e proprie guerre per il loro possesso: difatti, per contrastare ogni uso improprio delle stesse reliquie, il primo comma del canone 1190 del Codice di diritto canonico stabilisce che "È assolutamente illecito vendere le sacre reliquie".

Ma come già detto la vendita delle pergamene con la benedizione di Papa Francesco è solo uno dei tanti esempi di una pratica alquanto comune: una pratica che, paradossalmente, spesse volte può evidenziare anche la creatività con cui il mondo della fede è sottoposto da sempre a una ineluttabile mercificazione.