Quella di aumentare le misure sicurezza durante le occasioni di festività è una consuetudine logica e naturale. Ma quest'anno dopo i recenti attentati in Francia la situazione sembra particolarmente tesa con molteplici condizioni di emergenza e particolare cautela.
Tra le principali città che risentono di queste straordinarie misure troviamo ovviamente Parigi, dove nonostante la conferma della tradizionale festa agli Champs-Élysées (all'insegna della sobrietà e con misure di sicurezza rafforzate) sono stati proibiti i fuochi d'artificio.
Analoghe misure sono state applicate a Vienna, Londra, Berlino e soprattutto Mosca dove la Piazza Rossa rimarrà chiusa con un motivazione pretestuosa, che non nasconde i timori di un attacco dell'IS.Anche a Roma sono stati predisposti servizi specifici di controllo, con centinaia di forze dell'ordine dispiegate sul territorio.
Fuochi d'artificio e festeggiamenti pubblici sono stati annullati inoltrea Bruxelles, con l'arresto di due membri di una gang di biker, i Kamikaze Riders, presumibilmente coinvolti in un piano terroristico.
Situazioni non dissimili a Washington, Los Angeles e New York dove è previsto un ragguardevole utilizzo di elicotteri, centinaia di telecamere in attività e rilevatori di radiazioni.E infine, non proprio, ad Ankara, in Turchia, la polizia ha arrestato ieri altri due sospetti membri dell'Is con l'accusa di avere pianificato un doppio attentato suicida durante le festività in corso.
Si fa spesso un gran dire sul fatto che il terrorismo non vincerà, ma la situazione descritta appare di per sé una notevole vittoria.
È questo il mondo che ci ospiterà per iprossimi anni?
Shoichi Yokoi
Nella seconda guerra mondiale la figura di Shoichi Yokoi riveste un'importanza notevole e leggendaria. Soldato giapponese arruolato nell'esercito imperiale nel 1941, Yokoi venne inviato sull'isola di Guam.Quando le forze statunitensi conquistarono definitivamente l'isola nel 1944, Yokoi si nascose in una grotta nella giungla.
Ne uscì nel 1972 dopo aver vissuto nella giungla per ben 28 anni. Riportato in Giappone e scoperti i tragici esiti della guerra, al suo arrivo dichiarò «ho vergogna di ritornare vivo». Durante una visita al Palazzo Imperiale, Yokoi disse: «Sua Maestà, sono ritornato. Sono profondamente dispiaciuto di non aver potuto servirla bene.
Il mondo è sicuramente cambiato ma la mia determinazione nel servirla non cambierà mai».
Nonostante la leggenda, Yokoi aveva saputo già dal 1952 che la guerra era finita ma il suo timore era quello di essere catturato dai nemici: “a noi soldati giapponesi viene detto che è preferibile la morte alla disgrazia di venire catturati vivi”.
L'impressione è che siamo circondati, specialmente in questo periodo, da tanti Shoichi Yokoi, ostinati e fanatici, a volte attratti da paradisi meravigliosi, einterdetti da una distorta percezione della realtà e sentimenti del dovere che vanno oltre il buon senso.Nascosti nella "nostra giungla" e pronti a colpire, “Kamikaze Riders” il cui unico scopo è rispettare un qualche codice simile a quello dell'esercito giapponese: “mai arrendersi” e via discorrendo.Immaginiamo davvero che gli attentatori suicidi non abbiano una psicologia diversa.
Quando il fanatismo ottenebra la mente
Quando il fanatismo ottenebra la mente è molto difficile ostacolare chi subisce una simile forma di oscuramento. In età avanzata lo stesso Yokoi riconobbe molti dei suoi errori: “ho avuto una dura infanzia, con pessimi parenti e genitori spiacevoli” raccontò in una delle ultime interviste. “Sono rimasto bloccato nella giungla anche a causa loro.”
La storia insegna che bisogna combattere l'ideologia a monte di similicomportamenti e soprattutto i principali diffusori di questa ideologia. Ma a volte purtroppo ciò non è sufficiente: sappiamo benissimo, quanto spesso proprio i conflitti organizzati abbiano portato situazioni più drammatiche di quelle di partenza, e appunto le vicende dell'Iraq e della Siria sono un vivido esempio di tale riscontro.