Poco prima della tragedia, ci sarebbe stato un violento litigio tra Antonio Contoli (48 anni) ed il genero Marco Vannini (20 anni al momento della morte), il giovane ucciso a Ladispoli il 17 Maggio scorso. A confermare il tutto ai carabinieri sono stati gli infermieri del 118 accorsi la sera del delitto. Ecco cosa hanno dichiarato di preciso: "Ciontoli ci disse proprio che c'era stato un diverbio tra loro due riguardo il calcio".

Potrebbe essere questo il movente della sparatoria? E' possibile che suocero e genero avessero litigato a causa l'incontro Inter-Juve? Tale partita fu giocata il 16 Maggio 2015, un giorno prima della morte di Marco. E' possibile che Antonio avesse minacciato Marco in un momento di rabbia ed il tutto poi fosse degenerato?

Un omicidio dalle cause ancora da chiarire

Antonio Ciontoli è indagato per l'omicidio del giovane bagnino romano, fu infatti lui a sparare a Marco. Inoltre, quando gli infermieri del 118 giunsero presso la villa in cui si consumò la tragedia, il 48enne disse a costoro: "Abbiamo avuto una lite mentre parlavamo di calcio".

Per omicidio è indagata anche la fidanzata Martina, figlia di Antonio. L'infermiera del 118 ha raccontato: "Quando entrammo in casa, il ragazzo era sdraiato per terra, c'erano anche la moglie ed il figlio di Ciontoli, mentre la figlia è arrivata dopo". Marco non riuscì a sopravvivere in quanto l'ambulanza fu chiamata troppo tardi, se i soccorsi fossero arrivati in tempo, il ragazzo sarebbe ancora vivo. L'ambulanza fu chiamata addirittura un'ora e mezza dopo il ferimento del povero Marco. Presso la Casa della Salute Ladispoli-Cerveteri, l'ospedale in cui i medici tentarono inizialmente di salvare il giovane, Antonio Ciontoli fece un'importante dichiarazione ad un'infermiera: "Ho mentito-disse-per non perdere il lavoro".

Il militare infatti, in un primo momento, riferì al 118 che il genero si fosse fatto male con un pettine, una versione davvero inverosimile ed improbabile. Dal verbale scritto dai medici poco dopo l'arrivo di Vannini al pronto soccorso, si può leggere che Marco era giunto in stato comatoso e presentava una ferita compatibile con un'arma da fuoco. Solo in quel momento, il suocero confessò: "Sì gli ho sparato io".