La Corte europea ha condannato lo Stato italiano a risarcire 371 cittadini infettati da Aids o epatite (B o C) dopo aver ricevuto trasfusioni di sangue tra gli anni ‘70 -‘90. In tutto però, nel 2012, sono stati 889 cittadini a rivolgersi alla Corte europea dei diritti umani. Gli stessi che avevano già fatto causa (tra il 2000 e il 2008) al Ministero della Salute chiedendo un risarcimento per i danni subiti. La storia ebbe inizio quando dagli anni '70 agli anni '90 furono immessi sul mercato flaconi di sangue infetto, sui quali il Sistema Sanitario Nazionale non fece alcun controllo.

Fu cosi’ che circa 120 mila persone si sono ammalate di epatite B e C e di AIDS. Il sangue infetto ha fatto quindi molte vittime tra coloro che avevano un costante bisogno di trasfusioni e coloro che avevano subito un intervento chirurgico. Questi ultimi si sono rivolti alla Corte di Strasburgo lamentando il fatto che lo Stato italiano ha impedito l’accesso ai risarcimenti dopo lo scandalo degli omessi controlli e delle trasfusioni mortali, facendo in modo che le procedure d’indennizzo durassero molto a lungo. I decreti attuativi della Legge n.244 del 2007 rendevano infatti inattuabile la normativa per ricevere l’indenizzo.

La Corte si pronuncia e concede l’ «equa riparazione» di 100mila euro

La Corte europea con questa storica sentenza ha condannato dunque lo Stato Italiano ad un risarcimento di10 milioni di euro. In 7 casi i giudici di Strasburgo hanno stabilito risarcimenti per danni materiali che arrivano anche a 350 mila euro. La Corte ha poi stabilito che lo Stato italiano ha violato il diritto alla vita di 364 ricorrenti proprio per l’eccessiva durata dei procedimenti.

Essi avranno diritto ad un risarcimento per danni morali che varia tra i 20 e i 35 mila euro. Lo Stato Italiano ha dunque incassato questa pesante condanna perché ha violato alcuni importanti diritti della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. In particolare l’articolo 2 sul diritto alla vita, l'articolo 6 sul diritto ad un equo processo e il diritto ad un risarcimento effettivo in un arco di tempo ragionevole.

I precedenti dell'Italia negli scandali del sangue infetto

Per la verità la Corte di Strasburgo già nel 2013 aveva accolto il ricorso di circa 160 persone condannando lo Stato italiano a versare l'indennità integrativa speciale Legge n. 210/92. Grazie alla decisione del 2013 tutti coloro che ricevevano un indennizzo bimestrale, si sono visti riconoscere una maggiorazione sulla cifra mensile generalmente ricevuta pari a 100 euro. L’obiettivo è stato anche quello di assicurare le cure necessarie attraverso il sostegno alle spese per i farmaci e i ticket a carico dei malati. C’ è da dire che la Corte di Strasburgo ha tuttavia accordato risarcimenti sempre in misura inferiore rispetto a quelli richiesti dalle famiglie delle vittime che in alcuni casi erano anche decedute.