La Corte ha giudicato attendibile il dossier presentato dai legali della giovane ed ha avvisato il governo italiano in modo che possa difendersi dalle accuse di aver sottoposto la Knox ad un processo iniquo e a maltrattamenti soprattutto durante l’interrogatorio in questura, dove era finita con l’allora neofidanzato pugliese, Raffaele Sollecito, perché sospettata di aver ucciso, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2007, la coinquilina inglese Meredith Kercher, 22 anni, nell’ex casa per studenti di Perugiain cui abitavano.

La conclusione della vicenda

Il 27 marzo 2015 la Suprema Corte di Cassazione aveva assolto con formula piena - dopo ben 10 ore di camera di consiglio - la ragazza di Seattle e Raffaele Sollecito “per non aver commesso il fatto”: l’omicidio di Meredith Kercher.

Nel gennaio scorso il tribunale di Firenze aveva anche scagionato completamente Amanda dall’accusa di calunnia nei confronti di un pm e di alcuni poliziotti della squadra mobile di Perugia impegnati nelle indagini. La Knox aveva sostenuto che questi l’avessero costretta a dichiarare di essere stata nella casa del delitto insieme a Patrick Lumumba – titolare del bar dove lavorava in quel periodo – la notte in cui Meredith fu uccisa. Tuttavia Patrick, dopo che venne arrestato, risultò del tuttoestraneo alla vicenda.

Un mese fa sono state depositate le motivazioni dell’assoluzione di Amanda: la ragazza americana aveva chiamato in causa Lumumba solamenteperché “sotto pressione” durante l’interrogatorio, trovandosi in una condizione psicologica per lei “davvero insopportabile”. Inoltre Amanda ha sempre detto di aver preso anche “scappellotti” in testa da coloro che l’interrogavano e di essere rimasta per 15 ore a rispondere alle domande degli inquirenti senza avvocato difensore.

Così, per mettere fine a quella situazione di grande stress, avrebbe fatto il nome di Lumumba, facendo “la narrazione confusa di un sogno, sia pure macabro” e “non la descrizione di una vicenda davvero accaduta”. Una scelta “comprensibile”, secondo il giudice, il quale ha escluso che la Knox avesse voluto tacere il nome del vero assassino di Meredith, della quale era amica. Per l’omicidio della studentessa inglese rimane dunque in carcere soltanto il giovane cittadino ivoriano Rudy Guede, che sta scontando 16 anni nella casa circondariale di Viterbo.