Rio de Janeiroè una grande città che ospita 11.800.000 abitanti, ma ha un grande problema di povertà generalizzato che obbliga un 10% della popolazione a vivere in quasi 1.000 accampamenti improvvisati chiamati Favelas. A causa della speculazione edilizia che ha riguardato l'evento delle Olimpiadi fin dai primi momenti, molte di queste "baracche" sono state evacuate e abbattute dalle forze del ordine su volontà del governo.
Ormai la zona di Vila Autodromo ha cessato di essere una favela con mucchi di spazzatura, graffiti, rifiuti inceneriti. Sopravvissuta alla lotta per il controllo del traffico di droga, è stata rimodernata con ristoranti, spazi per i bambini, un centro culturale e una chiesa, diventando così un luogo ad alta speculazione edilizia, dove il valore dei terreni è aumentato in forma esponenziale.
Quando i soldi valgono più dell'umanità
L’insediamento Vila Autodromo è stato svuotato del 90% dei suoi vecchi occupanti, per fare spazio alle opere legate ai Giochi Olimpici del 2016. Tuttavia ci sono ancora 30 case che hanno resistito e i cui proprietari sono riusciti a superare i soprusi e le minacce ricevute. Delle 600 famiglie che vivevano sotto la soglia della povertà nella favela Vila Autodromo a soli 45 minuti dalla famosa spiaggia di Ipanema, solo 20 continuano a lottare con l'aiuto di varie associazioni come, ad esempio,Amnesty International.
Il governo, come contropartita agli sfratti, aveva promesso di costruire degli alloggi per le famiglie sfollate. Sfortunatamente, chi ha accettato in buona fede le condizioni offerte dallo Stato, ora si trova a dover vivere in case costruite con molta fretta e materiali scadenti, e situate in zone pericolose della città, vedendo peggiorare enormemente lo stile di vita già precario nella favela.
Chi, al contrario, ha provato ad opporsi agli sfratti, si è ritrovato a subire ritorsioni statali, come la chiusura dell'approvvigionamento idrico della zona e dei servizi di energia elettrica, così come la cancellazione della zona dai percorsi dei mezzi di raccolta rifiuti.
Gli irriducibili di Vila Autodromo
Dopo una durissima lotta nei tribunali e proteste per le strade della città contro gli sfratti forzati del governo, resistendo nel mezzo delle discariche dei detriti provenienti dai lavori di rinnovamento per l'evento internazionale, finalmente a pochi giorni dall'inaugurazione sono arrivate buone notizie.
María da Penha Silva è una madre di 51 anni che ha guidato il gruppo di protesta, vivendo nella chiesa di nuova costruzione da quando la sua casa è stata demolita.
Trasferitasi a Vila Autodromo quasi tre decenni fa con la speranza di una vita pacifica, dopo pochi anni ha dovuto iniziare a lottare contro le autorità che la tormentavano, cercando di convincere lei e i vicini ad abbandonare il posto.
L'ultima minaccia è avvenuta quando Rio de Janeiro è stata scelta come città olimpica. La signora racconta come alcuni zelanti personaggi inviati per mediare lo sfratto, le abbiano causato in varie occasioni dei danni fisici tali da obbligarla a richiedere cure mediche e una breve degenza all'ospedale pubblico. Le autorità, approfittando della sua assenza forzata, hanno provveduto alla demolizione della casa, distruggendo così anche le poche cose che conteneva.
Ora, grazie all'intervento di Amnesty International, sono iniziati i lavori di costruzione delle case promesse in zone residenziali e con materiali idonei. "Questa sarà una grande vittoria per tutti coloro che ci hanno sostenuto durante questo lungo periodo, oltre a una vittoria per tutti i poveri della città". Ha dichiarato la donna in un'intervista.