L’1 ottobre a Teramo 18mila Euro, con una guardia giurata ferita dal calcio di pistola alla testa. Il 24 agosto altro assalto, questa volta a Suni in provincia di Oristano, per un bottino di 100mila Euro. Il 12 agosto una rapina più sostanziosa, 1 milione trafugato a Palermo da un gruppo di rapinatori poi protagonista di un breve sequestro di un vigilante per garantirsi la fuga. Il 17 maggio a Cesena 600mila, con un fuoco ininterrotto dei banditi contro il furgone di oltre cinque minuti, volto a tenere occupati gli uomini all’interno, per fortuna senza ferirli.
Il 18 aprile a Napoli 26.580 Euro, dopo un inseguimento di diversi minuti tra criminali e guardie.
L’assalto di Bollate (Milano)
Oltre a questi casi, molti altri. Ma l’assalto verificatosi stamane 15 ottobre nel Milanese rientra in una casistica ristretta di colpi tanto ben riusciti. A partire dal bottino: 1,5 milioni di Euro in gioielli, stando alla stima delle guardie. E poi la pulizia e precisione dell’operazione, evidentemente studiata nel dettaglio.
Partiti dal deposito dell’azienda di sicurezza Battistolli in mattinata, i due furgoni (uno effettivamente portavalori, l’altro di scorta poco distante) sono stati intercettati nei pressi della bretella stradale Rho-Monza nel comune di Bollate intorno alla 8.15 da tre automobili, due Lancia e una non meglio precisata station wagon.
A quel punto, con un’azione che sembra la moderna trasposizione di una concitata rapina alla diligenza, quattro uomini armati di tutto punto sono scesi dalle vetture e, dopo aver minacciato i dipendentie aver fatto posizionare il mezzo di scorta della Battistolli in senso trasversale in modo da bloccare la strada, si sono dedicati al portellone del portavalori.
Una serie di “incisioni” di fiamma ossidrica sul metallo, mentre tutto intorno regnava l’irreale calma di un’arteria viaria in quel frangente chiusa al traffico, ed ecco che i delinquenti erano pronti per caricare la refurtiva nelle proprie auto. Non su tutte, però, solo su due, perché ad una Lancia avevano dato fuoco prima di dileguarsi, anche se le fiamme non sarebbero arrivate ad attecchire.
A completare il piano di fuga, il lancio di lunghi chiodi sull’asfalto per ostacolare un eventuale inseguimento da parte delle forze dell’ordine che, allertate intorno alle 8.40, hanno solo potuto raccogliere la deposizione delle due guardie, una donna di 35 anni e un uomo di 39, visibilmente sotto choc ma fortunatamente non feriti.
Tattiche usuali
Si tratta solitamente di gruppi ben organizzati, formati da due o tre persone in genere ma con possibilità di arrivare fino a una dozzina di membri nelle bande più affollate, armati con fucili e kalashnikove ripartiti in due o più automobili. Il furto è preceduto da un lungo periodo di appostamenti e osservazione e nell’attuarsi si compone delle fasi di pedinamento, ostruzione del traffico (magari con la complicità di un camionista che posizioni di traverso la vettura, oppure utilizzando come barriera una delle auto portate sul posto dalla banda, o ancora tramite l’uso di catene, transenne o pneumatici incendiati), intercettazione del portavalori e, nel caso, del furgone di scorta, nell’annichilimento delle possibilità di reazione delle guardie e, nella maggioranza degli episodi, nella produzione di un varco d’accesso sul tetto del prezioso camioncino, sezione che, a differenza dello sportello posteriore, non è soggetta alle stesse rigorose norme sulla qualità e sullo spessore delle lastre di metallo.
Tutto questo, in media, nell’arco di 4-5 minuti, il tempo che le autorità impiegano a reagire e a portarsi sul campo dopo la segnalazione dell’ostruzione. Poi la fuga, a bordo dei mezzi con cui i criminali hanno avviato l’assalto, e lo spargimento di chiodi, olio o altri elementi atti a rallentare gli inseguitori, sui quali è necessario guadagnare il tempo sufficiente per raggiungere altri mezzi “puliti” non segnalati alle forze dell’ordine e trasferirvi il bottino prelevato dalle vetture che scottano.