Una storia d'altri tempi, destinata a far riflettere le nuove generazioni che vogliono il posto fisso subito senza un minimo di sacrificio. Lui è Christian Greco, oggi realizzato direttore del secondo museo egizio più importante al mondo dopo il Cairo, quello di Torino. Correva L'anno 1997, e precisamente il 7 gennaio, quando arrivò a Leiden in Olanda per l'Erasmus, e ci rimase facendo i lavori più umili.
Pulizie nei bagni della stazione, portierato notturno all’hotel Ibis. Una vita dura per un giovane che si affaccia alla vita, con in testa L'egitto. Un ragazzo determinato che si dava da fare all'estero. Altro che Bamboccione! Racconta la sua esperienza a Lieden: "Tornavo a casa alle 7 del mattino, facevo la doccia, e andavo di corsa in aula. Ho imparato la dignità del lavoro, qualunque esso sia. Ho imparato che è importante chi sei, non cosa fai. Io sarò sempre un egittologo, anche s edovessi tornare a lavorare in un bar". La gavetta che oggi non si vuole più fare, gli ha dato l'opportunità di avere un ruolo ben definito in un contesto museale prestigioso.
Sul filo della filosofia chi l'ha dura la vince, Greco ha dimostrato di possedere determinazione e tenacia. Qualità necessarie per il conseguimento di un sogno. E il suo era l'Egitto.
Museo dagli incassi record
Fondato da Re Carlo Felice nel 1824, vanta le più antiche collezioni delle dinastie egizie. Considerato dopo quello del #Cairo, il più importante del mondo, per qualità e numero di reperti. Il suo bilancio annuale? Un milione di visitatori, 9,5 milioni di euro d’incasso. Questo museo è stato inserito dal quotidiano britannico The Times, nella classifica dei 50 musei migliori del mondo. Racconta "Mi chiedo spesso cosa spinge le persone a fare migliaia di chilometri e ore di fila per vedere di 4- 5.000 anni reperti perfettamente conservati.
Quando mi proposero di andare a Leiden
"Pensavo fosse in Germania. Se fossi rimasto in Italia, non credo che avrei potuto fare quel che ho fatto." A Greco dà enorme fastidio la retorica della fuga di cervelli all’estero con la sindrome del figliol prodigo. E ancora, secondo Greco, in Italia si investe troppo poco in ricerca. Tanti giovani e poche possibilità. In buona sostanza la critica di Greco all'Italia è la poca estensione di possibilità professionali, rispetto ad altre nazioni europee. Grazie al museo egizio riesce a promuovere la ricerca, anche se, confessa, gli manca l'esperienza del lavoro sul campo. Il prossimo 13 marzo Christian Greco partirà per una campagna di scavo che lo vedrà impegnato per tre settimane in Egitto, magari al fianco di #Zahi Hawass, mito vivente e studioso indiscusso dell'archeologia egizia.