I segnali provenienti dallo spazio sono il tentativo di intelligenze aliene di mettersi in contatto con noi o di ottenere risposte da altre forme di vita nell’universo? Di sicuro ne arrivano tanti ma stabilirne la natura, la provenienza e il significato, è tutt’altra storia.
Però, se fossero gli alieni a trovare il sistema per comunicare con noi? Il professor Matthew Bailes, della Swinburne University di Melbourne, intervistato dell’Indipendent, consigliò, in ogni caso, di non rispondere perché la storia insegna che quando una civiltà una più debole è entrata in contatto con una più avanzata, solitamente ci ha rimesso le penne.
Shami Chatterjee, con il suo team di ricercatori della Cornell University, più che rispondere è andato a “stanarli”. È riuscito a scoprire la sorgente di segnali provenienti dallo spazio profondo. Sono i Gast Radio Bursts meglio noti come Frb o lampi radio veloci. Furono registrati per la prima volta circa dieci anni fa e da allora si sono ripetuti solo altre 17 volte.
In un millesimo di secondo 10mila anni di energia solare
Gli scienziati hanno scoperto che questi segnali che si manifestano come lampi di una durata infinitesimale, appena qualche millesimo di secondo, sprigionano un’energia pari a quella che produce il Sole in 10mila anni. Niente male per un esserino di quelle proporzioni.
Gli Frb possono comparire in qualsiasi momento e in qualsiasi punto dell’universo.
Sono tutti imprevedibili tranne uno. Si manifestò per la prima volta il 12 novembre 2012 e per questo motivo è stato denominato Frb 121102. La sua diversità ha permesso di individuarne l’origine. Infatti, questo impulso si è ripetuto più volte nel tempo con la stessa fonte di provenienza. Un andamento che ha permesso agli astronomi, grazie al più potente sistema di osservazione esistente, di stabilirne l’esatta posizione nello spazio.
Non parte dalla nostra galassia ma da una distante 3 miliardi di anni luce della Terra. Il radiotelescopio che ha permesso di determinare la posizione di Frb 121102 è il Very Large Array, si trova nel New Mexico e utilizza 27 antenne della Nsf, agenzia americana per la ricerca scientifica e ingegneristica.
Un risultato importante che, tuttavia, non preclude nessun altro campo di ricerca su fenomeni simili o ipotesi precedenti sugli stessi Frb.
Con lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, Chatterjee e il suo team pongono un punto fermo solo sulla sorgente da cui proviene un impulso. E fanno cadere la convinzione di tanti scienziati che gli Frb hanno origine nella nostra galassia.
I segnali arrivano ma bisogna decodificarli
Tuttavia, per un mistero svelato tanti altri rimangono in piedi. Infatti è stato scoperto l’effetto del fenomeno ma non la causa. Tra le ipotesi avanzate, l’emissione da parte di una stella di neutroni estremamente densa o dotata di un campo magnetico di enorme potenza.
Mentre invece perdono di credibilità le precedenti teorie che li volevano come conseguenza della trasformazione di stelle in supernove o in buchi neri.
Restano immutate, invece, le probabilità che questi impulsi possano provenire da forme di vita aliene perché la scoperta non ha nemmeno sfiorato l’argomento.
Certo, per quello che riguarda gli Frb aumentano le probabilità che abbiano cause naturali ma non è dimostrato, e del resto non sono gli unici segnali che provengono dallo spazio, tutto sta nel riuscire a decodificarli.