Si è spento una tra le voci più significative del panorama culturale italiano: Tullio De Mauro ci lascia all'età di 84 anni. Linguista, docente universitario, saggista, ricercatore infaticabile, dobbiamo a lui l'introduzione in Italia degli studi linguistici, emancipandola dalla glottologia e facendone una disciplina a parte. Ha rielaborato e perfezionato il testo fondativo della moderna linguistica, conferendole un nuovo carattere ed offrendo prospettive d'approccio differenti.

I suoi studi sono stati condotti sia in ambito specialistico che in ambiti più ampi e generici, ma il suo contributo è stato fondamentale. Sempre ancorato ai precetti dell'indagine, della certezza su base empirica o su dati di appurata veridicità , è stato anche un politico ed il ministro della Pubblica istruzione nel governo presieduto da Giuliano Amato, nei primi anni del nuovo millennio. Un impegno raccontato, spiegato, illustrato in una assai ampia bibliografia.

L'arretratezza

Tullio de Mauro parlava spesso di arretratezza, ma non concernente la lingua. Il dialetto non veniva visto come un medievale strumento di comunicazione, ma come una preziosità per ogni parte d'Italia, ricco di storia, simbolismo e tradizione.

La vera arretratezza risiedeva in ben altro senso, ovvero nella perdita progressiva di competenze effettive dal momento della fine della formazione scolastica. Ciò che lo preoccupava non era tuttavia l'acquisizione di competenze formali, standardizzate e circoscritte, assicurate da un titolo di studio, ma la consapevolezza generale, linguistica e d'altra natura, degli italiani una volta lasciato o terminato il percorso di studi. Il problema non andava cercato nel sistema scolastico in sé, sottolineava spesso De Mauro, ma in ciò che c'era al di fuori e dopo la scuola. Nelle famiglie dove non c'era un libro, per esempio, per negligenza o per impossibilità. Questo è il nucleo concettuale attorno a cui ruotava il pensiero di Tullio De Mauro, che si occupava principalmente della lingua come sistema universale di norme il cui possesso totale ed effettivo rende tutti uguali.

Con lo sconforto che contornava la sua posizione in tal senso, per quanto poco le classi dirigenti italiane, dalla politica all'economia, si misurassero con queste crude realtà.

Le parole del Capo dello Stato

Tra gli innumerevoli saluti e messaggi di cordoglio del mondo politico e culturale, quello di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana, parla di un lutto che riguarda il nostro Paese per intero, poiché reputa De Mauro un intellettuale dedito, un brillante studioso, un italiano che non ha esitato, all'occorrenza, a rendere accessibile la propria esperienza e le proprie abilità a disposizione delle nostre istituzioni. Mattarella ha inoltre aggiunto che le idee di De Mauro resteranno radicate e ben salde nella società, nelle università, come propulsori che muovono gli orientamenti e come rafforzativi del valore formativo e di accrescimento delle istituzioni scolastiche. Così il nostro presidente ricorda l'ottantaquattrenne linguista motivo d'orgoglio nazionale.