L'escalation di violenza in Myanmar ha indotto alcuni premi Nobel per la pace a scrivere una lettera aperta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La richiesta è di fermare le violenze nei confronti dei rohingya, minoranza musulmana perseguitata da anni in Myanmar. Ormai si parla di una vera e propria pulizia etnica, con accuse esplicite di crimini contro l'umanità rivolte soprattutto ai militari del paese asiatico.

Perseguitati e uccisi senza pietà

Nel corso degli ultimi due mesi, una offensiva militare da parte dell'esercito del Myanmar a Rakhine ha portato all'uccisione di centinaia di Rohingya.

Oltre trentamila persone sono state sfollate, le case bruciate, le donne violentate, i bambini uccisi e molti civili arbitrariamente arrestati. Fondamentalmente l'accesso alle organizzazioni umanitarie è stato quasi completamente negato, creando una crisi umanitaria spaventosa in una zona già estremamente povera. Migliaia di persone sono fuggite nel vicino Bangladesh, solo per essere rispedite indietro. Alcuni esperti internazionali hanno avvertito che si tratta di un potenziale genocidio. Ha tutte le caratteristiche di recenti tragedie del passato come in Ruanda, Darfur, Bosnia e Kosovo. La leader de facto del Myanmar Aung San Suu Kyi, già premio Nobel per la pace, è stata criticata per non aver protetto la popolazione Rohingya.

Un odio cresciuto nel tempo

I Rohingya sono tra le minoranze più perseguitate al mondo, per decenni sono stati sottoposti a una campagna di emarginazione e disumanizzazione. Nel 1982 i loro diritti di cittadinanza sono stati rimossi, e sono stati resi apolidi pur vivendo nel paese da generazioni. Vengono considerati immigrati illegali bengalesi, ma anche il Bangladesh non li riconosce e non li vuole sul proprio territorio.

Quest'ultima crisi è stata provocata da un attentato contro poliziotti di servizio alla frontiera, in cui sono morti nove agenti. Nonostante la mancanza di prove, i Rohingya sono stati ritenuti responsabili dell'eccidio e la risposta dei militari è stata crudele e sproporzionata. Villaggi bombardati, donne violentate e bimbi gettati vivi nel fuoco. Da più parti è stata richiesta la fine delle violenze e una inchiesta internazionale indipendente per stabilire la verità e punire i colpevoli.