Una notizia attesa da tempo e che potrebbe far felici non solo le forze dell'ordine, ma anche le migliaia di persone che hanno subito un reato rimasto irrisolto e che potrebbero avere giustizia grazie alla nuova banca dati del Dna che sarà a disposizione di tutte le forze dell'ordine. Ora anche l'Italia si adegua ad altri paesi europei dando il via libera alla costruzione definitiva della banca dati. I campioni di Dna verranno acquisiti a tutti i soggetti detenuti, ma anche a chi si trova sottoposto, al fine di scontare la propria pena o in attesa di giudizio, in regime di arresti o detenzione domiciliare.
Potrebbero essere risolti numerosi casi
Secondo i dati riferiti alle attività denunciate alle forze dell'ordine, sarebbero più di 2 milioni i casi irrisolti solo in Italia. Nello specifico sarebbero 32mila le rapine, mentre per quanto riguarda i furti le cifre superano il milione. Ora grazie alla banca dati del DNA sarà possibile avere il profilo genetico di tutta la popolazione carceraria, e di conseguenza milioni di profili saranno confrontati con tutte le tracce rinvenute sulle scene del crimine, dando con molta probabilità un volto all'eventuale macchia rinvenuta e rimasta fino ad oggi inutilizzabile, potendo incriminare l'eventuale reo scovato attraverso la banca dati in questione.
La macchina della legge ora ha un motore più potente
Un lavoro che impegnerà le forze dell'ordine tutte, la Polizia Penitenziaria sarà impegnata con il prelievo salivare per quello che riguarda tutti i soggetti detenuti. Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza avranno il compito di eseguire il medesimo test a tutti i soggetti sottoposti in regime di arresti o detenzione domiciliare, sarà compito invece della Polizia Scientifica e dei RIS, il successivo inserimento di tutti i profili genetici all'interno della banca dati, e solo nel caso in cui uno di questi profili genetici coincidesse con l'eventuale reperto acquisito tra i milioni di caso irrisolti, verrà richiesto il cartellino del soggetto presso la banca dati delle impronte digitali, ossia l'Afis, per dare un nome al presunto autore del reato presente sulla scena del crimine. L'inserimento dei nuovi DNA dovrà comunque essere autorizzato dall'Autorità Giudiziaria e verranno esclusi dai prelievi solo gli autori di reati di lieve entità.