Sembrerebbe una cosa tanto banale a tal punto da non essere una notizia. Ma se vi trasportate in Arabia Saudita, paese islamico ultraconservatore, invece è un evento memorabile, una gran notizia. Ayesha Khaja è la prima donna del Regno ad aver ottenuto il certificato per fare la guida turistica, dopo un lungo apprendistato e un altrettanto lungo lavoro per scardinare pregiudizi in un mondo dove le donne sono segregate.
Guida turistica nel Regno dove le donne non hanno diritti
Paradossi di un Paese, l'Arabia Saudita, dove le donne sono istruite, qualificate, hanno titoli di studio, talento e cultura eppure non possono accedere alle professioni.
Ecco perché sale alla ribalta la storia di Ayesha Khaja, laurea in letteratura inglese, cultura e competenza sui luoghi sacri dell'Islam più visitati dell'Arabia Saudita, La Mecca e Medina.
Ha fatto una lunga gavetta: ha lavorato 14 anni al ministero dell'Istruzione e per poter ottenere il Certificato presso l'Islamic Studies and Research Center che le ha consentito di diventare la prima donna esperta in cultura islamica e la prima guida turistica donna del Paese, ha dovuto lavorare duramente. Un sogno che diventa realtà: è stata registrata come guida turistica presso la Commissione per il turismo e la cultura.
Arabia Saudita, il paese della segregazione femminile
Immaginate di quale 'rivoluzione' si tratti in un paese in cui la segregazione femminile è realtà e i diritti civili delle donne non sono riconosciuti.
Per legge le donne non possono incontrare uomini da cui non siano legate da parentela; per viaggiare, a meno che non abbiano compiuto 45 anni, devono essere accompagnate da familiari maschi, (marito, padre) o avere un'autorizzazione scritta perché vale un regime di 'tutoraggio'. Non possono neanche andare dal medico da sole.
Non possono andare in giro da sole perché libertà di movimento femminile nel Paese è sinonimo di immoralità. Non possono aprire un conto corrente in banca né lavorare nel settore petrolifero.
Le donne che lavorano devono sottostare al controllo di un 'guardiano'. Motivo per cui, se prima potevano svolgere solo due tipi di attività ritenute appropriate a una donna, il medico o l'insegnante, e oggi teoricamente possono svolgerle tutte, di fatto sono costrette a rinunciare e a restare in casa per le rigide imposizioni.
Così, se oltre il 50% delle donne ha la laurea, circa 1,7 milioni di loro resta inoccupato. Alle donne, inoltre, è severamente vietato guidare l'auto: sfidare questo divieto significa essere punite con frustate o portate in carcere.
Il defunto Re Abdullah ha concesso il diritto di candidarsi e di votare per la prima volta solo nel 2015; il numero di donne impiegate è pari appena al 22%. E, paradosso dei paradossi, proprio qualche giorno fa si è tenuta la prima riunione del Qassim Girls Council, conferenza di discussione sul ruolo delle donne a cui però c'erano 13 uomini e non una presenza femminile. Neanche la principessa Abir bint Salman, che teoricamente sarebbe dovuta essere a capo del Qassim Girls Council.
Sembrava uno scherzo. Alle donne è stato 'consentito' di seguire i lavori da un video in una sala adiacente
Una favola diventata realtà a costo di molte restrizioni
In questo contesto diventa clamoroso il caso di Ayesha Khaja che, seppur ricoperta dall'abaya, un lungo mantello nero che copre tutto il corpo eccetto la testa, i piedi e le mani, e con tanto di sciarpa a coprirle la testa, il viso non truccato se non voglia incorrere nelle contestazioni della polizia religiosa, forse accompagnata da un parente, comunque potrà portare i turisti sempre più numerosi nel Paese, a visitare le bellezze del luogo, soprattutto Medina, una delle mete più frequentate.
"Ultimamente ho organizzato escursioni alle sante moschee.
Ci sono molte donne che vogliono essere accreditate dalla commissione per diventare guide turistiche - ha detto Khaja - il turismo è in aumento. la commissione dovrebbe organizzare viaggi turistici continui e regolari".
Ayesha Khaja is the 1st #Saudi woman tourist guide in #Medina | https://t.co/j3CJl2dOCn pic.twitter.com/tsPAAaWru6
— Arabian Veritas (@ArabianVeritas) 19 marzo 2017