Un tragico e folle gioco per passare un pomeriggio diverso dal solito è costato la vita al giovane Leandro Celia; il ragazzino, non ancora quattordicenne, abitava nel comune di Petrizzi (Catanzaro) ed è stato travolto ieri sera nel tratto tranviario ionico catanzarese fra le stazioni di Montepaone e Soverato. Sono invece rimasti miracolosamente illesi gli altri due amici del ragazzo, ma versano in un completo stato confusionale. Secondo la ricostruzione della polizia ferroviaria, la tragedia ha avuto luogo intorno alle 18:00; sembra che il gruppo di adolescenti volesse compiere una sfida: un selfie con il treno in arrivo, che sembra essere una moda molto diffusa fra i ragazzini di oggi.
Il treno che ha travolto ed ucciso Leandro era un regionale proveniente da Crotone ed era diretto a Reggio Calabria.
Ancora incerta la dinamica dell'incidente
La ricostruzione della dinamica dei fatti rimane comunque incerta; anche l'orario della tragedia potrebbe essere diverso da quello comunicato dalla polizia ferroviaria locale. Un aspetto però sembra molto chiaro: i tre ragazzini sicuramente hanno attraversato i binari mentre il treno stava arrivando. Con tutta probabilità il convoglio ha urtato mortalmente Leandro uccidendolo sul colpo, mentre gli altri due adolescenti si sono salvati miracolosamente per poi scappare via impauriti. I due ragazzini illesi, dopo alcune ricerche, sono stati trovati nelle loro rispettive abitazioni dal comando locale dei Carabinieri, che gli hanno chiesto informazioni sulla tragedia che ha tolto la vita al loro amico.
I due ragazzini risiedono entrambi a Soverato Marina. I compagni di Leandro, visibilmente scossi, sono stati successivamente portati al nosocomio di Soverato per accertamenti medici. Sono solamente loro i testimoni oculari che potranno raccontare la vera dinamica dei fatti, ma si fanno avanti due ipotesi molto fondate: quella del selfie con il treno in arrivo oppure una sfida folle con il convoglio che sopraggiungeva.
Sarà necessario dunque nei prossimi giorni un'interrogatorio dei Carabinieri di Soverato, accompagnati da uno psicologo, per far luce su molti aspetti della vicenda; un dettaglio da non trascurare è come i tre ragazzi siano riusciti a raggiungere quel punto, considerando la fitta vegetazione e il luogo poco illuminato.