Ci sarà domani l'ultimo saluto ad Emanuele Morganti, un angelo come l'ha definito il fratello Francesco, morto a soli 20 anni nella notte tra venerdì e sabato scorsi fuori della discoteca Mirò Music Club di Alatri, dopo esser stato massacrato di botte e senza un vero perché, eccetto la violenza criminale.

Funerali di Emanuele, il fratello: "Chiediamo giustizia, non vendetta"

Ieri fino alle 16 e 30, la salma di Emanuele Morganti è stata esposta presso la camera mortuaria di Tor Vergata (e non della Sapienza come detto in precedenza) dopo essere stata effettuata l'autopsia che ha confermato quanto già appurato a un esame esterno: Emanuele è stato massacrato di botte, ma ad ucciderlo è stato un colpo ricevuto in testa che gli è stato dato con un manganello o un tubolare.

Ieri sera il corpo di Emanuele è stato portato nel paese in provincia di Frosinone e oggi alle 15 nella chiesa di Tecchiena Castello, la frazione di Alatri dove il ragazzo viveva, si svolgeranno i funerali a cui è prevista la partecipazione di centinaia di persone in un clima di grande tensione. Ma Francesco, il fratello di Emanuele, fuori della camera mortuaria ha spiazzato tutti: "Chiediamo giustizia, non vendetta", ha detto.

Sono stati intensificati i controlli delle forze dell'ordine su tutto il territorio per evitare rappresaglie verso parenti dei fermati o di altri indagati implicati nel pestaggio assassino. Per aumentare la sicurezza, il centro storico di Alatri è stato pedonalizzato per il fine settimana.

Convalidato il fermo dei due indagati

Intanto questa mattina c'è stato nel carcere romano di Regina Coeli l'interrogatorio di convalida del fermo di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. I due ritenuti dalla procura di Frosinone i principali responsabili della morte di Emanuele e accusati di omicidio volontario aggravato, oggi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Il giudice Anna Maria Gavoni ha convalidato il fermo ed emesso l'ordinanza di custodia cautelare dei due che erano stati rintracciati a Roma dai carabinieri dove si erano rifugiati per sfuggire a linciaggi.

"Non ho fatto niente, non è vero di quello che mi accusano"

"Sono estraneo al pestaggio, non ho fatto niente, non è vero di quello che mi accusano": Castagnacci interrogato ieri in carcere dal procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, per cinque ore, ha negato ogni responsabilità in merito al pestaggio, ma ha ammesso di essere stato presente nella piazza dove si è verificato.

Interrogato ieri Palmisani, si è avvalso della facoltà di non rispondere anche davanti al pm.

I due fratellastri che hanno precedenti legati al traffico e allo spaccio di stupefacenti, che avrebbero aggredito Emanuele fino a fracassargli il cranio, restano in carcere in regime di isolamento e guardati a vista perché il rischio di ritorsioni da parte di altri detenuti è elevatissimo. Il giorno prima del feroce omicidio Castagnacci era stato arrestato ma rilasciato già la mattina dopo.

Le indagini continuano, anche buttafuori coinvolti

Gli inquirenti sono convinti che altre persone siano coinvolte nel brutale omicidio, compresi i buttafuori del locale, dopo che i carabinieri hanno trovato nell'auto di uno di loro un manganello con la scritta 'boia chi molla'.

Alla trasmissione Chi l'ha visto?, il buttafuori ha detto di non averlo mai usato.

Infine resta il movente che ancora non c'è: eccetto che i due fermati volessero dare prova della loro forza e violenza criminale in quella notte maledetta e ci sono riusciti.