Il gesto avventato è da individuare come protesta contro la caccia alla balena. Stamane la scoperta da parte delle autorità: la famosa statua della Sirenetta, simbolo della città di Copenaghen, in danimarca, è stata completamente imbrattata di vernice rossa. Un segno di protesta, un atto che ha lo scopo di mobilitare l'opinione pubblica a proposito del massacro di questi cetacei. In particolare, il gesto effettuato stamane da un gruppo ambientalista, ha l'intento di far concentrare l'attenzione sull'arcipelago danese delle Isole Faroe, dove la popolazione, nonostante le direttive della comunità europea, continua inesorabilmente ad uccidere le balene.

'Danimarca, difendi le balene delle Isole Faroe' è infatti la scritta a caratteri cubitali comparsa oggi in fronte alla famosa statua completamente verniciata di rosso.

Balena a rischio estinzione nell'Atlantico

Oggi la balena è a rischio estinzione nell'Atlantico, e sempre più frequenti sono le mobilitazioni di gruppi ambientalisti a tal proposito. La statua della Sirenetta, costruita in omaggio alla famosa fiaba di Hans Christian Andersen, è stata dipinta oggi di rosso e già in passato questa era stata oggetto di altri atti vandalici provocatori o meno. Ben in due occasioni, infatti, la testa della statua era stata rubata, nel 1964 e nel 1988. Del 2004 invece è l'atto di protesta condotto in occasione dell'entrata in Europa da parte della Turchia.

La Sirenetta era stata infatti munita di un burqa, immediatamente tolto dalle autorità danesi, le quali anche oggi, in occasione dell'attacco ambientalista, hanno provveduto a ripulire la statua.

Massacro balene alle Isole Faroe già documentato in passato

Già nel marzo 2016 un servizio inchiesta del programma Le Iene aveva mostrato l'attività condotta nell'arcipelago delle Isole Faroe.

La popolazione conduce qui infatti quella che viene definita come una tradizione secolare, e quindi di difficile estirpazione. Il Grindadràp, cosi chiamato in lingua locale, è l'attività che comporta l'uccisione di diverse balene del vicino Oceano Atlantico durante il periodo estivo. Il gesto è legalizzato dalle autorità dell'isola, ma contrastato dalla Commissione Internazionale per la caccia alle balene.

I cetacei vengono infatti intrappolati nelle acque poco profonde vicino alla costa per poi essere brutalmente uccisi dagli isolani armati di coltelli. Una barbaria che trae origini dal passato, quando la popolazione, per cibarsi, era costretta all'uccisione dei giganteschi mammiferi.