La Procura di padova, da pochi giorni, ha riaperto il caso sulla morte di Eleonora Bottaro, ragazza di appena 18 anni che rifiutò la chemioterapia. I primi indagati sono proprio i genitori di lei che potrebbero aver indotto la figlia a rifiutare la terapia consigliata dai medici.

La malattia

Alla fine del 2015 venne diagnosticata ad Eleonora una leucemia linfoblastica acuta all'ospedale di Schiavonia, a Padova. I genitori decisero di non dar ascolto ai consigli medici e di firmare le sue dimissioni. Il motivo di questo gesto sembra essere non solo la mancanza di fiducia nelle cure ospedaliere, ma anche il loro essere grande sostenitori delle cure alternative.

Il padre Lino Bottaro, fondatore di "Stampa libera", era un grande ammiratore del dottore (ormai radiato dall'albo) Ryke Geerd Hamer, il quale sosteneva che questi tipi di malattie provenissero da traumi e avessero, quindi, origine psicosomatica. Il padre e madre erano perciò convinti che la malattia di Eleonora fosse dovuta alla morte prematura del fratello Luca all'età di 22 anni e decisero di portarla ad una clinica privata in Svizzera per essere curata con medicine alternative a base di cortisone e vitamina C. Inizialmente sembrava che questo tipo di terapia alternativa desse risposte positive ma la situazione precipitò poco dopo essere tornati a Padova ed Eleonora venne ricoverata in fin di vita all’ospedale di Schiavonia quando ormai non c’era più niente da fare.

ll primario di Oncoematologia, Giuseppe Basso, rilasciò in un'intervista che: "La leucemia linfoblastica acuta è una malattia curabile, nell’80% dei casi porta alla guarigione attraverso la chemioterapia. È considerato uno dei più grandi successi della medicina moderna, infatti fino a 40 anni fa moriva il cento per cento dei pazienti.

Abbiamo proposto la terapia ai genitori assicurandogli standard di guarigione molto alti ma hanno tergiversato". I genitori, invece, sostengono che fosse Eleonora a non volere la chemioterapia per paura che questa la portasse a morire proprio come aveva fatto un anno prima con la sua migliore amica, morta di leucemia dopo esser stata trattata con la chemio.

Nemmeno il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, si è trattenuta sul caso, definendolo come l’ennesimo caso di antiscienza” in cui sottolineava che “affidandosi a sedicenti guru si entra in una dimensione dove purtroppo una patologia, che poteva essere curata e guarita, arriva fino alla morte”.