Sono passati tanti anni da quel terribile incidente che il 4 maggio del 1949 pose fine alla vita e alla carriera di una delle più grandi squadre della storia del calcio: il Grande Torino. Capitanata da Valentino Mazzola e considerata da molti come una compagine rimasta unica nel suo genere, il Grande Torino ha rappresentato dopo la Seconda Guerra Mondiale la possibilità per l'Italia di essere riaccreditata sulla scena internazionale. “Siamo sopra Savona. Voliamo di sotto delle nubi, 2000 metri, fra 20 minuti saremo a Torino”. Questa è stata una delle ultime comunicazioni provenienti dall'aereo su cui viaggiavano i giocatori, una delle ultime comunicazioni prima dell'impatto.

Dirà su questa tragedia lo giornalista, scrittore e disegnatore italiano Carlo Bergoglio (noto anche con lo psaudonimo di Carlin): "Forse era troppo meravigliosa questa squadra perché invecchiasse; forse il destino voleva arrestarla nel culmine della sua bellezza".

L'ultimo viaggio da Lisbona a Torino

La squadra del Torino il 4 maggio 1949 era di ritorno da Lisbona dopo aver giocato una gara amichevole contro il Benfica. Il volo era atteso all'aeroporto del capoluogo piemontese per le 17:30, ma poco prima del suo arrivo il comandante venne avvertito che le condizioni meteo su Torino erano pessime: un forte libeccio con nubi basse e rovesci di pioggia non garantivano un alto livello di sicurezza per le operazioni di atterraggio.

L'ipotesi più accreditata è che il forte vento abbia impedito all'aereo di compiere una manovra precisa, così il Fiat G.212 entra in rotta di collisione con il terrapieno posteriore della Basilica di Superga. Alle 17:05 la torre di controllo tenta di mettersi in contatto con l'aereo ma non senza ricevere risposta, a quel punto la situazione era ormai chiara.

In quella stagione al Torino viene assegnato lo scudetto a tavolino e nelle restanti giornate del campionato ancora da disputare tutte le squadre scesero in campo con le giovanili.

Nello stesso giorno il premio Pulitzer a Hemingway

Solamente pochi anni più tardi, esattamente il 4 maggio 1953, veniva assegnato il premio Pulitzer a Hernest Hemingway per "Il vecchio e il mare", una scia di successo e prestigio che continua anche l'anno successivo quando l'autore ricevette il Premio Nobel per la Letteratura, assegnato "per la sua maestria nell’arte narrativa, recentemente dimostrata con Il vecchio e il mare e per l’influenza che ha esercitato sullo stile contemporaneo". Il vecchio e il mare è stato pubblicato sulla rivista Life nel 1952 vendendo ben 13 milioni di copie, ed è considerato tuttora il più grande capolavoro dello scrittore e giornalista statunitense,