The Donald ha ormai preso il largo dalla riva della vecchia amministrazione, mentre gli ultimi residui della direzione Obama si dissolvono tra i meandri di una rinnovata burocrazia che smaltisce i vertici dell'organico statale. Con una mossa a sorpresa Trump ha licenziato il direttore dell'ente investigativo della polizia federale statunitense, nota ai più con l'acronimo di FBI, James Comey, che proprio negli ultimi giorni stava portando avanti un'inchiesta sui presunti rapporti tra lo staff del presidente e la Russia. La funesta decisione è stata proclamata tramite un comunicato della Casa Bianca e motivata dalla ''necessità di ricostruire la fiducia nella più importante agenzia di sicurezza del Paese'', rimarcando il fatto, ''questa giornata segna un nuovo inizio per il gioiello dei nostri apparati giudiziari''.

L'inquilino dello Studio Ovale ha poi parafrasato il messaggio, sottolineando che Comey non è l'uomo più adatto a svolgere la suddetta mansione, ovvero la gestione di ''una delle istituzioni più rispettate'' la quale non può di certo permettersi bruschi cali nella qualità della reputazione.

Trump come Nixon

La mossa ha suscitato nella mente dei più maliziosi una particolare associazione di idee che stabilisce per via analogia una certa somiglianza con quella di Richard Nixon, che durante il suo mandato aveva radiato il ministro della Giustizia e il procuratore speciale Cox, il quale svolgeva le indagini sul Watergate. Ad incrementare l'effetto sorpresa, però, e a virare le interpretazioni è il fatto che fu lo stesso Comey ad incoraggiare la sconfitta della Clinton durante la campagna elettorale, a 11 giorni dal voto, con la riapertura dell'inchiesta sulle sue mail private relative al periodo in cui era segretaria di Stato.

Secondo la Hilary infatti la riapertura di dubbi e processi investigativi sul caso avrebbe avuto un effetto determinante per le elezioni favorendo decisamente l'ascesa al potere di Trump. Dal canto suo, l'ormai ex direttore dell'FBI, si è sempre eufemisticamente detto ''nauseato'' per le accuse rivoltegli dalla Clinton.

Così l'attrito innescatosi tra Comey e l'antagonista del Presidente aveva fatto sperare in una lunga, e sana, collaborazione per la vita amministrativa dell'organizzazione investigativa.

James Comey però era stato posto su quella poltrona da Barack Obama, e il suo contratto sarebbe scaduto solo nel 2023, la pretesa era eccessivamente audace. Inoltre la questione del Russiagate si prospettava fin troppo delicata per non avere serie conseguenze; pochi giorni fa Comey pare abbia trattato con eccessiva disinvoltura il tema, parlando alla commissione di Capitol di possibili coinvolgimenti e relazioni tra il comitato elettorale che ha gestito la campagna di Trump e il governo di Mosca.

La Casa Bianca fa comunque sapere che la decisione del licenziamento arriva direttamente dal ministro della Giustizia Jeff Session, che si dice d'accordo con un risanamento morale dell'istituzione che tocchi i verti dell'organico perché il direttore dell'FBI ''deve essere qualcuno che segue fedelmente le regole e i principi del dipartimento, qualcuno che dia il giusto esempio''.