La fenomenologia del crimine, negli ultimi anni, sta conducendo studi inerenti alla reazione sociale provocata dai fenomeni delittuosi.
Un' indagine condotta su un gruppo-campione di persone ha rivelato che le famiglie italiane vivono oggi in uno stato di terrore dovuto all'alto tasso di disoccupazione e alla presenza sul territorio di diverse etnie; a rivelare i dati dell'inchiesta 'Aspetti di vita quotidiana' è stato l'Istituto Nazionale di Statistica (Istat) che ha posto l'attenzione sull'indicatore del rischio di criminalità.
Cosa è emerso dai dati Istat?
I dati evidenziano che in Regioni quali Sicilia, Campania e Puglia ad aumentare il fattore di rischio non sono i gruppi multietnici che risiedono sul territorio, bensì le storiche associazioni a delinquere, facenti parte della criminalità organizzata, che svolgono un controllo politico, sociale ed economico su di esso.
Secondo quanto emerso dall'indagine, l'indice di alfabetizzazione e il reddito del reo ha una scarsa incidenza sul comportamento deviante del criminale: la microcriminalità - propria dei cosiddetti 'street crimes' - registra dati allarmanti, della stessa caratura rispetto ai crimini compiuti dalla 'delinquenza ricca' che hanno ad oggetto frodi informatiche - o 'computer crimes' - economiche e dei 'colletti bianchi', compiuta da professionisti e sapienti.
Tuttavia, la scolarizzazione risulta avere un'incidenza rilevante in merito ai delitti compiuti da coloro i quali non abbiano compiuto la maggiore età e che spesso sono gli autori dei cosiddetti 'Mickey Mouse Crime', i quali risultano avere un alto indice di 'cifra oscura' a causa delle mancate denunce dovute alla piccola entità del reato commesso e che impediscono, così, la correzione del comportamento deviante al fine di evitarne la recidività
I crimini, tuttavia, trovano una relazione anche con i fattori ambientali: alcuni studi condotti da esperti hanno rivelato che in estate si registra un numero assai più elevato di delitti contro la persona, mentre durante la stagione invernale si registra un maggior numero di reati commessi contro il patrimonio.
L'indagine condotta conferma, dunque, che le famiglie italiane temono il crimine e la sua diffusione allarmante spesso dovuta ad una pena che talvolta non persegue i fini per i quali viene attuata poiché le misure neutralizzatrici, terapeutiche, rieducative e risocializzative spesso son eccessivamente deboli e non permettono una riabilitazione totale del criminale ma si limitano alla mera 'punizione'.