Benvenuti in italia, paese di vecchi e impiegati in cui cresce il divario atavico tra Nord e Sud, come quello tra ricchi e poveri, e aumentano le disuguaglianze. E mentre spariscono classe operaia e piccola borghesia, cresce il lavoro non qualificato e a basso salario. Tra i giovani, 7 su 10 stanno a casa con mamma e papà in mancanza di alternative.

Un selfie del Belpaese inesorabile che non lascia ben sperare. L'ha fatto l'ISTAT, l'Istituto nazionale di statistica, nel Rapporto Annuale 2017 presentato oggi alla Camera.

La classe operaia non va in paradiso e avanzano nove nuove categorie

Nella nuova mappa socio-economica tracciata dall'Istat, la classe operaia non va in paradiso, anzi non va da nessuna parte perché in realtà sta scomparendo così come la piccola borghesia, mentre in un quadro in cui non ci sono più le tradizionali classi sociali, per la prima volta sono state individuate nove categorie che, in base al reddito, al titolo di studio e alla cittadinanza, e non più solo in base alla professione, rappresentano una realtà frammentata. E sono: famiglie a reddito basso con soli italiani, famiglie degli operai in pensione con reddito medio, giovani blue collar (coppie senza figli, età media 45 anni), famiglie a reddito basso con stranieri, famiglie tradizionali della provincia, il gruppo che riunisce anziane sole e giovani disoccupati, famiglie benestanti di occupati, famiglie con pensione d'argento, classe dirigente.

Chi sta meglio e chi sta peggio

In questa Italia, che a raccontarla così chiunque se ne terrebbe alla larga, ovviamente stanno bene la classe dirigente, le famiglie con pensione d'argento e le famiglie benestanti di occupati, o di impiegati. Molto in difficoltà sono le famiglie a reddito basso con stranieri e quelle con solo italiane, le famiglie composte da anziane sole e i giovani disoccupati.

Crescono le diseguaglianze, aumenta il divario non solo tra categorie professionali, ma anche all'interno di una stessa professione, mentre le classi sociali 'esplodono' spazzate via dalla crisi e le classiche demarcazioni si azzerano.

Questo non è un paese per giovani: generazione 'tanguy' e primato dei vecchi

Che l'Italia non sia paese per giovani è ritornello diffuso che è anche il titolo di un film.

E da un altro film è ripresa l'espressione tanguy che si riferisce alla popolazione adulta che viva ancora con i genitori. Sette giovani su 10 under 35, non hanno reddito che possa consentire loro di lasciare la casa dei genitori.

Il 68,1% della popolazione di età compresa tra i 15 e i 34 anni pari a 8,6 milioni di persone è a casa. E comunque l'Italia vanta il primato d'essere il paese più vecchio dell'Unione Europea e con più elevato invecchiamento al mondo. Al 1° gennaio 2017, i 65enni sono il 22% della popolazione. 13,5 milioni di italiani hanno più di 65 anni; gli ultraottantenni sono 4,1 milioni. Mentre sono 5 milioni gli stranieri residenti in Italia. La comunità più numerosa è quella rumena, seguita da albanesi e marocchini.

Categoria 'emergente': famiglie non occupate e senza lavoro

A completare il quadro, una categoria "emergente" quella delle famiglie senza reddito da lavoro, quindi senza occupati o pensionati da lavoro. Sono 3 milioni e 590 mila. La percentuale più alta è nel Mezzogiorno. Le famiglie jobless tirano a campare grazie a rendite alternative, affitti o aiuti sociali.

Per Giorgio Alleva, presidente dell'Istat, la grave mancanza di meccanismi di redistribuzione adeguata come negli altri paesi europei, non permette a milioni di individui alcuna mobilità sociale.