Dall'inizio dei controlli sulle uova contaminate dal Fipronil ne sono state sequestrate dai NAS quasi 100 mila e anche 12 mila galline sono risultate inquinate dalla sostanza chimica. L'insetticida incriminato, tossico per la Salute umana, è stato riscontrato inizialmente in uova provenienti da Belgio e Olanda e si pensava che l'Italia fosse immune dalla contaminazione. Purtroppo controlli successivi nel nostro Paese hanno rilevato la presenza dell'insetticida anche nelle produzioni italiane. E' una recente notizia quella dei sequestri da parte dei NAS ad Ancona e Viterbo: nel capoluogo marchigiano sono 6mila le uova sotto sequestro così come 12mila galline mentre a Viterbo sono state bloccate ben 53mila uova per il consumo umano e 32mila per quello animale.

Ora anche 2 aziende campane sono nell'occhio del mirino. I controlli sono stati effettuati dopo che si è riscontrato una caso di presenza di fipronil in un prodotto a base di pasta all'uovo di un'azienda del maceratese, nelle Marche. Il Fipronil si trova comunemente nella lista degli ingredienti degli antiparassitari per animali domestici, ma è assolutamente vietato il suo uso per gli animali destinati al consumo umano e per quelli da produzione. In dosi elevate è nocivo anche per l'uomo, per cui l'assunzione di 6 o 7 uova contaminate al giorno raggiunge il livello soglia. Ma bisogna tener conto del consumo di prodotti contenenti uova e derivati, non solo delle uova intere. Per questo è proibito il suo utilizzo, e, dopo aver bloccato molti prodotti esteri ora si provvederà ad un controllo capillare di tutti gli allevamenti italiani.

A questo proposito i NAS stanno intervenendo con un campionamento dei prodotti ed eventuali sequestri laddove le analisi diano un riscontro positivo.

Si sapeva già da 2 mesi

Ora si corre ai ripari, grazie al campionamento e all'invio dei materiali sospetti ai 2 laboratori zooprofilattici di Teramo e Roma ed ai successivi sequestri.

sono oltre 250 gli allevamenti controllati e oltre 90mila i chilogrammi di uova sequestrati. Ma la reazione del Ministero della Salute non è stata immediata, anzi, è avvenuta con molto ritardo. Le prime segnalazioni in Europa infatti risalgono al mese di giugno del 2016, ben oltre 1 anno fa e da allora nessun allarme è arrivato alle attività italiane.

Sembra poco plausibile che nessuno abbia saputo e diramato informazioni mentre il direttore generale dell'igiene e la sicurezza degli alimenti Giuseppe Ruocco, insieme al Ministero della Salute, hanno solo calmato gli animi spiegando che non dobbiamo preoccuparci delle positività riscontrate nel nostro Paese