Possedere un dispositivo Android è come andare in giro con una microspia in tasca, che registra le nostre conversazioni a nostra insaputa e le invia ai server di Google. E' questa l'accusa rivolta da Dday.it - magazine dedicato all'hi-tech collegato al Corriere della Sera - al sistema di ricerca vocale di Google installato su tutti gli smartphone con sistema operativo Android. E' quanto emergerebbe da alcuni test effettuati in Regno Unito, che possono essere replicati da chiunque abbia un dispositivo con questo sistema.

Come funziona la ricerca vocale con Google e dov'è il problema

Per attivare la funzione della ricerca vocale non è necessario premere alcun pulsante, bensì basta pronunciare la frase "Ok Google" seguita dal comando che si intende impartire al telefonino. "Ok Google scrivi un messaggio a Alberto che farò ritardo di 5 minuti". L'app registra l'audio, lo trasmette al server che elabora la richiesta e traduce sul display del telefonino in formato testo le nostre parole, dopodiché il comando viene eseguito. Google in modo totalmente trasparente conserva sui suoi server la cronologia dei comandi vocali, anche se la maggioranza degli utenti non ne sono a conoscenza.

E' sufficiente visitare la pagina "Le mie attività" anche mediante l'indirizzo https://myactivity.google.com/myactivity per visualizzare tutti i dati raccolti su di noi, comprese le ricerche vocali, disponibili visitando "Le mie attività" e cliccando su "gestione attività" e poi su "gestisci cronologia".

Vi troverete davanti tutte le registrazioni che avete fatto da quando state utilizzando l'account in uso. Mountain View sostiene che la registrazione serve per migliorare il riconoscimento vocale per tutti i loro prodotti, ma a suscitare preoccupazione è il fatto che talvolta la registrazione si attiva anche senza pronunciare "Ok Google", ma solo "Ok", e la frase registrata e salvata sul server non ha nulla a che vedere con le ricerche.

Un rischio ancora più concreto sulle TV android, spesso sistemate in soggiorno e pronte a intercettare qualsiasi conversazione. Tanto che l'articolista di dday.it andando a verificare i file audio presenti sul suo account ha rinvenuto spezzoni di dialoghi che non avevano niente a che vedere con le ricerche effettuate, bensì erano normali conversazioni tra persone.

E' sufficiente dire 'Ok' per avviare la registrazione

Analizzando la cronologia del proprio account redazione di Dday ha verificato che spesso è sufficiente pronunciare la parola "Ok" o addirittura una parola con un'assonanza simile come "cheee" per attivare la registrazione di Google. Sono emersi decine di file audio con parti di conversazioni o situazioni con rumori confusi. A chi volesse evitare la possibilità di essere registrato inavvertitamente non resta che disattivare la funzione in questione, seguendo il percorso sopra riportato e cliccando la sezione "Attività web e App" selezionando di sospendere la raccolta dei dati. Una volta deselezionata la funzione però è necessario tornare a verificare saltuariamente che sia ancora disattivata, poiché un eventuale cambiamento della privacy policy - quelli che la maggioranza degli utenti accetta a scatola chiusa - o un aggiornamento potrebbero ripristinare le impostazioni iniziali.