Steph Curry non ha certo bisogno di presentazioni tra gli appassionati di basket di tutto il mondo. Dati alla mano, si tratta probabilmente del miglior tiratore dalla lunga distanza nella lunga e gloriosa storia della NBA. Vincitore di due campionati con i Golden State Warriors, l'ultimo nella passata stagione, detiene il record di triple segnate in una sola stagione (402). L'ultima bomba, però, è probabilmente la più audace e spericolata della sua carriera. Il 29enne playmaker, infatti, era stato invitato, insieme a tutta la squadra fresca vincitrice dell'anello, alla Casa Bianca, ma ha 'osato' annunciare il suo forfait visto che non condivide apertamente la politica di Donald Trump.

Il presidente è andato su tutte le furie annunciato il ritiro del suo invito. "Andare alla Casa Bianca è un grande onore - ha tuonato Trump nel suo immancabile tweert - e, pertanto, se Stephen Curry esita, l'invito è ritirato".

LeBron James e Kobe Bryant dalla parte di Curry

"Siamo in disaccordo con tutto ciò che ha detto o ha fatto il presidente - ha detto Steph Curry, alludendo a lui ed al suo compagno Kevin Durant - e, dunque, ci auguriamo che questo gesto possa ispirare le persone a prendere posizione sulle cose che non vanno in questo Paese". Curry ha fatto riferimento, in particolare, al comportamento ambiguo di Trump nei confronti dell'estrema destra dopo i tragici fatti di Charlottesville.

Dopo la secca risposta di Trump, però, altre stelle della pallacanestro made in USA si sono schierate dalla parte di Curry, ad iniziare da LeBron James che ha definito Trump 'un fannullone'. "Andare alla Casa Bianca era un onore prima che arrivassi tu", scrive in un tweet il giocatore dei Cleveland Cavaliers, rivolto ovviamente al presidente.

Durissima anche la presa di posizione di Kobe Bryant. L'ex cestista dei Los Angeles Lakers ha difeso Curry, definendo Trump "un presidente il cui nome e le cui parole evocano rabbia, divisioni, dissenso ed odio".