Era così depresso che aveva deciso di recarsi in Svizzera per morire, per beneficiare del suicidio assistito. Adesso la Procura di Como vuole fare chiarezza sulla morte di un ingegnere di Albavilla (Como), avvenuta nei giorni scorsi in una clinica elvetica specializzata nella 'dolce morte'. La Procura vuole vederci chiaro perché l'ingegnere italiano non risultava malato: era solo finito nel tunnel della Depressione, da cui non riusciva ad uscire. Il professionista aveva parlato della sua difficile condizione ai servizi sociali, a cui aveva spedito una lettera.

Nella missiva aveva sottolineato il suo triste proposito. L'ingegnere, insomma, voleva farla finita e, alla fine, ci è riuscito grazie a una struttura sanitaria svizzera dove viene praticato il suicidio assistito.

Fino a Chiasso con un amico

Il caso rievoca quello di dj Fabo, anche se ci sono differenze. Il disk jockey, dopo un tremendo incidente stradale era diventato tetraplegico e cieco; l'ingegnere invece stava bene, o meglio aveva solo il 'mal di vivere'. Sotto la lente d'ingrandimento dei carabinieri e della Procura di Como sarebbe finito adesso un amico dell'ingegnere, che lo avrebbe seguito fino a Chiasso. Da qui l'ingegnere era partito, con un treno, alla volta della Svizzera. Attualmente il reato ipotizzato è il suicidio assistito.

La depressione forte, la smania di farla finita una volta per tutte, la rabbia contro il mondo avrebbero portato l'ingegnere a desiderare la morte, ad optare per il suicidio assistito. Poiché tale pratica è vietata in Italia, il tecnico aveva deciso di recarsi in Svizzera, come a suo tempo fece dj Fabo.

L'istigazione al suicidio è reato anche in Svizzera

Adesso però la Procura di Como pretende qualche chiarimento dalle autorità svizzere. In primis vorrà conoscere i requisiti fondamentali per poter richiedere il suicidio assistito. Basta effettivamente essere depressi per poter accedere alla discussa pratica? In Italia l'istigazione al suicidio è reato, ma lo è anche in Svizzera: l'ordinamento elvetico prevede pene per chi induce altre persone al suicidio o lo aiuta ad uccidersi.

Il pm Valentina Mondovì è stata costretta ad aprire un fascicolo contro ignoti perché ancora non si sa se l'amico dell'ingegnere, mentre lo accompagnava a Chiasso, fosse a conoscenza dell'intento suicida.

Secondo Emilio Coveri, presidente dell'Associazione Exit-Italia, sono una cinquantina gli italiani che, ogni anno chiedono e, spesso, riescono a beneficiare del suicidio assistito in Svizzera.