Il fenomeno degli tsunami è sicuramente un evento straordinario e drammatico. I danni che possono provocare li conosciamo bene, anche se per il momento risultano le isole tropicali le più colpite. In realtà il termine più corretto è maremoto, ovvero un moto ondoso anomalo del mare, originato da un terremoto sottomarino o prossimo alla costa. Il termine "tsunami" è entrato nell'uso comune dopo il maremoto che ha colpito il Giappone nel 2004, la parola sta a indicare una "grande onda".
Allarme Tsunami in Sicilia e Puglia
Recenti studi condotti in Italia ci fanno sapere che in Italia ci sono ben 33 zone a rischio sommersione.
Il movimento delle terre unito al progressivo aumento del livello del mare può portare all'inondazione di vaste aree in Sicilia e in Puglia. Queste due regioni vengono indicate dagli studiosi come regioni italiane più esposte al fenomeno dello Tsunami. Questo allarme lo ha lanciato l'esperto, Giuseppe Mastronuzzi, docente dell'Università di Bari, geomorfologo e coordinatore di un gruppo di ricerca sulla morfodinamica delle coste italiane. "Ora abbiamo lo strumento scientifico che ci consente di dire in maniera regolare a tutte le amministrazioni pubbliche del territorio quali sono le caratteristiche dinamiche della zona costiera, e quali sono i rischi: erosione delle coste, mareggiate o addirittura tsunami come per le zone dell'Italia Meridionale", il professore ha dichiarato alla stampa.
Ha poi aggiunto che l'eventualità di un'onda alta 6 metri nel golfo di Taranto potrebbe arrivare a riva e spingersi fino a 15 metri nell'entroterra. Non solo il responsabile della ricerca ha lanciato l'allarme, ma anche il presidente dell'istituto dei geomorfologi ha dichiarato che inondazioni eccezionali sono sempre più frequenti.
Quali sono le cause delle inondazioni
Anche Gilberto Panbianchi, presidente nazionale dei geomorfologi italiani, sostiene che il manifestarsi di precipitazioni molto forti e concentrate aumenta l'effetto delle mareggiate. Dunque lungo la linea costiera si scaricano le energie del sistema continentale e marino causando alluvioni e inondazioni.
Lo dimostra quanto avvenuto non molto tempo fa nella piana di Taranto, in Liguria, nel Gargano e nel Messinese. Fortunatamente ora gli esperti dispongono di uno strumento che sarà in grado di valutare gli avanzamenti e gli arretramenti delle coste, in questo modo i rischi si potranno valutare in tempo.